A cura della Redazione

 

 

 

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un provvedimento di sequestro patrimoniale conservativo, emesso dalla Corte dei Conti di Napoli su richiesta della Procura Regionale per la Campania della Corte dei Conti, per un ammontare di quasi 3 milioni di euro nei confronti del “Centro Diagnostico Plinio s.r.l.” di Ercolano e di alcuni dirigenti pro tempore della ASL NA3 Sud.

Si tratta di una misura cautelare riguardante una più ampia indagine svolta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura contabile, che per il momento ha già portato alla segnalazione di un danno erariale alle casse della citata Azienda Sanitaria di Napoli per circa 11 milioni di euro, determinato da illeciti pagamenti a diversi “centri sanitari privati” convenzionati.

Nello stesso ambito investigativo sono in corso di notifica ulteriori contestazioni da parte della medesima Procura Regionale della Corte dei Conti nei confronti del suddetto centro diagnostico e del “Centro di Terapia Fisica Silvia di Mancino Antonio s.a.s.” di Portici, nonché dei medesimi pubblici funzionari.

Il contesto delle indagini riguarda il quadro normativo vigente in materia che lascia alle Regioni il compito di decidere periodicamente gli adeguamenti delle tariffe da corrispondere ai “centri sanitari privati” accreditati per le sole prestazioni di riabilitazione, mentre per le prestazioni specialistiche di altra natura (fisiokinesiterapia, specialistiche varie, etc.) le tariffe vengono stabilite su base nazionale, a cura del Ministero della Salute, in relazione ai rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali.

Gli accertamenti investigativi svolti hanno avvalorato la ipotesi accusatoria che alcuni “centri sanitari privati” avrebbero illegittimamente richiesto alla Azienda Sanitaria il pagamento di ingenti somme, a titolo di adeguamento tariffario, per prestazioni per le quali non erano autorizzati.

Peraltro, è stato appurato che la ASL NA3 ha provveduto a pagare quanto richiesto senza farsi carico di svolgere alcun minimale accertamento nel mentre sarebbe stato sufficiente incrociare l’elenco dei centri abilitati - dal quale emergono le specialità di cui essi si occupano - con le richieste pervenute per rendersi conto che ad essi non sarebbero spettati i citati emolumenti, in quanto non autorizzati ad occuparsi di riabilitazione.

«L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria, pertanto, ha consentito di riscontrare una perdurante disapplicazione delle vigenti prescrizioni normative e regolamentari da parte sia dei dirigenti aziendali coinvolti a vario titolo nella vicenda - si legge in una nota -, sia dei rappresentanti legali delle strutture sanitarie accreditate che, come è noto, sono a tutti gli effetti concessionari di un pubblico servizio. In alcuni casi, inoltre, è riemerso il noto fenomeno di duplicazioni di pagamenti».

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