A cura della Redazione

Maxi sequestro di beni ai danni di Alfonso Agnello, detto "Chiò Chiò", esponente di spicco del clan Gionta. Nei confronti dell'uomo, 51 anni, detenuto dal 2007, è stato emesso un decreto di sequestro dal Tribunale di Napoli-Sezione Misure Prevenzione eseguito dalla Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Napoli.

Sotto sigilli, un appartamento di 3,5 vani ubicato in via Agricoltori a Torre Annunziata, adiacente “Palazzo Fienga”, nota roccaforte del clan Gionta, ora sgomberata; due terreni adiacenti, della consistenza complessiva di 10 are, ubicati a Roma, alla via Casale delle Pantanelle (zona Aurelio), sui quali è stata edificata una villa a più livelli. Il valore complessivo dei beni posti sotto sequestro ammonta a circa 850 mila euro.

I beni sono stati sottoposti a sequestro in ragione dell’accertata sperequazione tra ricchezza accumulata ed entità di redditi dichiarati dagli intestatari.

Agnello è ritenuto un personaggio di elevatissimo spessore criminale, maturato nel corso degli anni, a partire dagli anni ’80. Dapprima come uomo di scorta armata e mero guardaspalle, poi diventato efferato esecutore di omicidi per conto del clan camorristico oplontino. Il 51enne annovera plurime condanne passate in giudicato per associazione di stampo mafioso, tentato omicidio, rapina, estorsione, evasione. E' stato destinatario in passato della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza ai sensi della normativa antimafia, ancora attualmente in corso, e per la quale deve ancora espiare un significativo periodo all’atto dell’eventuale futura scarcerazione. Attualmente Agnello è in carcere nella casa di reclusione di Opera (MI) in regime di art. 41 bis, dove sta espiando una pena di 17 anni e 4 mesi, che scadrà nel 2024, in relazione alla sentenza definitiva di condanna per i reati di associazione di stampo mafioso, omicidio tentato in concorso e detenzione illegale di armi e munizioni in concorso.

Nei suoi confronti, a seguito di giudizio abbreviato, nel novembre 2012 fu emessa sentenza di condanna alla pena dell’ergastolo dal GUP del Tribunale di Napoli, confermata in appello dalla Corte di Appello di Napoli nel luglio 2014, con ricorso che attualmente pende in Corte di Cassazione.