A cura della Redazione
E’ giallo negli scavi archeologici di Pompei a causa della inspiegabile sparizione di una lucerna di epoca romana dalla Casa di Marcus Fabius Rufus. L’episodio risale probabilmente all’11 giugno, ma se ne è avuta conoscenza solo oggi. Non si capisce perché non è stato messo in custodia nel magazzino archeologico come si fa sempre in questi casi. L´episodio avviene dopo la sparizione di due reperti dal deposito archeologico della Villa di Poppea ad Oplontis. A quanto risulta dai primi accertamenti, il reperto archeologico era custodito in un locale dato in uso a giovani studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che da cinque anni usufruiscono di stage formativi negli scavi di Pompei. Nella Casa di Marcus Fabius Rufus vi è anche ubicato, da oltre 32 anni in via provvisoria, il laboratorio di restauro affreschi. La sparizione della lucerna riaccende il problema della sicurezza nell’area archeologica. Ne consegue un inevitabile danno d’immagine per la Sovrintendenza di Napoli e Pompei, impegnata nella tutela e custodia dell’enorme patrimonio presente nelle viscere della terra vesuviana. Ora sono nate le solite polemiche che mettono l’accento su controlli insufficienti sugli ingressi liberi presso gli uffici della sovrintendenza, poco distanti dal sito dove è avvenuto il furto (o la sparizione). I sindacati, nell’occasione, denunciano la scarsità di personale di sorveglianza che agevola sicuramente episodi di furti e di scempi al patrimonio archeologico vesuviano. L’edificio interessato dalla sparizione, denominato Casa di Marcus Fabius Rufus o Insula Occidentalis della Regio VI, è conosciuto anche Casa del bracciale d’oro perché in essa fu rinvenuto, vicino al cadavere di una donna incinta vittima dell’eruzione, un bracciale d’oro di oltre 500 grammi tempestato di pietre preziose. Non è stata mai aperta al pubblico questa casa, essa è una delle più vaste dimore pompeiane. Costituisce un esempio d’insediamento ai confini della città, con vista sul mare, nel I secolo dell’Impero, sfruttando (evidentemente illegalmente) le strutture del muro di cinta urbano. In posizione panoramica, questa casa presenta una facciata articolata sul lato mare e si sviluppa su tre livelli con numerosi ambienti decorati da pregiate pitture e pavimenti in marmo e mosaico. Di particolare pregio sono un ampio salone a fondo nero di IV Stile, un atrio colonnato, ed un quartierino termale. MARIO CARDONE