A cura della Redazione
Una giornata in memoria delle vittime della camorra Ventidue anni fa (il 4 luglio del 1986) veniva brutalmente trucidato l’imprenditore Luigi Staiano, ammazzato perchè rifiutò di piegarsi alle logiche criminali. Ammazzato perchè decise di non sottomettersi. Ammazzato perchè non volle prestare il fianco ai malavitosi, decidendo di non pagare il pizzo ai “signori” della camorra. Ieri, a più di vent’anni dal suo assassinio, i cittadini di Torre hanno partecipato ad una lunga marcia silenziosa per onorarne la memoria e per non dimenticare i “martiri per la legalità”. Quelli che hanno perso la vita perchè non hanno abbassato passivamente il capo dinanzi all´arroganza della camorra. «Il corteo di oggi (ieri, ndr) è la testimonianza che Torre Annunziata non ha dimenticato. E’ il segnale che nei torresi resterà indelebile il ricordo di chi ha combattuto la propria personale battaglia contro la criminalità organizzata». Le parole di Angela Villani, moglie di Staiano, spezzate da continue lacrime di commozione, rompono il silenzio della marcia promossa da don Ciro Cozzolino ed organizzata dall’amministrazione comunale e dalla Casa della Solidarietà. Il corteo, partito da viale Pastore, strada intitolata a Raffaele, anche lui barbaramente ucciso nel 1996 dai camorristi per essersi opposto al racket, è poi proseguito per via Staiano (ex traversa di via Gambardella). Lì c’è stata la consegna simbolica della fascia tricolore da parte del sindaco Giosuè Starita alla vedova di Luigi Staiano, la professoressa Villani che, insieme alla figlia Fabiola (aveva appena tre anni quando è stato assassinato il padre, ndr), ha preso parte alla marcia. «Luigi Staiano è morto per combattere l’illegalità - ha detto il primo cittadino torrese -. E’ stato un martire per la legalità così come Raffaele Pastore e tanti altri. Entrambi - conclude - sono esempi da tenere in considerazione per evitare di abbandonarsi definitivamente alla rassegnazione». Il presidente della Casa della Solidarietà, Amleto Frosi, ha poi letto una poesia di Fabiola, alla quale è stato strappato troppo in fretta l’affetto paterno. La marcia ha continuato il percorso per via Gino Alfani, corso Umberto I e corso Vittorio Emanuele. Qui ha fatto sosta davanti all’abitazione di Giuseppe Veropalumbo, il trentenne che venne ucciso da un proiettile vagante mentre si trovava in casa a festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo con i familiari. E ieri c’erano anche loro, la moglie Carmela e i parenti di Giuseppe, con addosso la maglia in memoria del giovane carrozziere. Un’altra tappa in via Roma, davanti ai negozi dove fu ammazzato il commerciante Andrea Marchese. Insieme ai cittadini e ad una delegazione del governo Starita, hanno preso parte al corteo anche le amministrazioni comunali di Boscoreale, Pagani , Boscotrecase e Trecase, con i relativi confaloni al seguito. C´era anche l´assessore provinciale alle Politiche dei servizi sociali, Pietro Sagristano. Per le forze dell’ordine erano presenti il tenente colonnello Antonio Jennece, comandante del reparto territoriale dei carabinieri di Castello di Cisterna, il maggiore Pasquale Sario della compagnia dell’arma di Torre Annunziata, e il tenente Pasquale Gallo di Pagani, città in cui fu assassinato Marco Pittoni, durante una rapina alle Poste. Folta rappresentanza anche della Guardia di finanza e della Polizia. La lunga marcia si è conclusa a piazza Monsignor Orlando dove, nella chiesa di Sant’Alfonso, è stata celebrata una messa commemorativa per le vittime innocenti della camorra. Sull’altare don Francesco Gallo e monsignor Raffaele Russo che ha parlato dell’ennesimo delitto che ha insanguinato Torre appena due giorni fa. «Preoccupa vedere che la gente sia rimasta lì, sul luogo dell’omicidio, come se abituata a questi eventi (ed è tristemente vero, ndr), come se fosse ormai rassegnata». Sul palco allestito fuori la chiesa è avvenuta la consegna di “simboli della legalità”. A riceverli, il tenente dei carabinieri di Pagani, che lo consegnerà alla moglie di Marco Pittoni; la signora Beatrice, moglie di Raffaele Pastore; la signora Staiano; il parroco don Gallo per conto della mamma coraggio Matilde Sorrentino; la signora Marchese; Liberato Cafiero, per conto del fratello Luigi, anche lui assassinato. “Questo è il giorno della memoria - ha detto il sindaco Starita -. Sui volti dei familiari e degli amici di coloro che hanno perso la vita per mano di spietati delinquenti, c’è ancora tanta sofferenza. Se non vogliamo che questi episodi si ripetano - ha continuato il primo cittadino - dobbiamo reagire. Tutti indistintamente, a partire dalle istituzioni fino all’ultimo cittadino. Solo così possiamo salvare la nostra città”. Un concerto musicale e assaggi di prodotti gastronomici provenienti dalle terre confiscate ai padrini della camorra, hanno concluso la manifestazione, ottimamente organizzata dall’assessore alle politiche sociali, Ciro Alfieri, e dal responsabile della Casa della Solidarietà, Amleto Frosi. Una considerazione. Ieri, mentre seguivamo il corteo, ci siamo accorti che erano in molti a non sapere cosa stesse accadendo, e il perchè. «Guagliò, ch’è sta processione?», ha chiesto una signora affacciata ad un balcone. Eppure l’amministrazione comunale aveva tappezzato la città di manifesti che informavano della marcia e dell’intento che essa aveva. Invece niente. Il risultato è stato visibile. Scarsa partecipazione, un centinaio di persone appena, non di più. Disinformazione? Oppure scarsa fiducia nei risultati che queste mobilitazioni producono? Il male peggiore sarebbe quello di lasciarsi andare alla rassegnazione. Ci incammineremmo su una strada di non ritorno. BENNI GAGLIARDI