A cura della Redazione

Nelle prime ore di stamane personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Torre del Greco ha proceduto all’esecuzione di un decreto di ordinanza cautelare in carcere a carico di Aniello Gaudino, 20 anni, figlio del più noto Domenico, già reggente del clan Falanga attivo nella città del corallo.

Il giovane rampollo è accusato di violenza privata e minacce gravi nei confronti dell’imprenditore che ha denunciato diverse condotte estorsive subite dal clan, con l'aggravante - per entrambi i delitti - dell'essere stata, la minaccia, posta in essere al fine di agevolare le attività criminali del sodalizio camorristico e già facente capo a Domenico Falanga e a Domenico Gaudino. Lo stesso imprenditore aveva reso dichiarazioni accusatorie in relazione a plurimi episodi estorsivi consumati dalle cosche camorristiche, in particolare proprio a carico di Domenico Gaudino che, anche sulla base di tali dichiarazioni accusatorie, ha riportato la condanna per art. 416 bis del Codice Penale e plurime ipotesi estorsive alla pena di anni 12 ed euro 14.000.

Aniello Gaudino avrebbe agito con l'aggravante dell'aver commesso il fatto con metodologia mafiosa, utilizzando, in particolare, la forza intimidatrice derivante dall'appartenenza del padre al predetto clan.

All’esito di accurate indagini eseguite scrupolosamente dagli investigatori del Commissariato di Torre del Greco, l’Autorità Giudiziaria ha rilevato sussistere il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie. Da qui il provvedimento di custodia in carcere.

Il 20enne avrebbe impedito al malcapitato imprenditore di poter recarsi e stazionare nel territorio di Torre del Greco per lo svolgimento della propria attività lavorativa, costringendolo ad abbandonare la città, e cercando più volte una colluttazione fisica con quest'ultimo a scopo intimidatorio.

Azioni già constatate nell’estate del 2015 allorquando la vittima veniva presa di mira dall’indagato costringendolo ad allontanarsi repentinamente da Torre del Greco. 

A tale episodio seguono poi altri episodi nel febbraio scorso, caratterizzati dalle stesse modalità di particolare spregiudicatezza nel perseguimento del fine criminoso, con inseguimenti a volto scoperto, e dall'evidente veemenza  con cui l'autore del fatto costringeva la vittima ad allontanarsi con calci alla portiera dell'auto e sputi.