A cura della Redazione

La pista del colpo accidentale partito dalla pistola trovata in strada, resta ancora quella più accreditata in riferimento alla morte di Pietro Spineto. Il giovane di 19 anni è deceduto nella serata di domenica scorsa mentre si trovava insieme ad un amico di 15 anni in vico Bufale a Torre del Greco.

I due stavano dando da mangiare ad alcuni cani, quando hanno rinvenuto l'arma. Secondo il racconto fornito dal 15enne, sarebbe stato lui stesso ad esplodere il colpo che ha poi ucciso Spineto. Quest'ultimo, in precedenza, avrebbe raccolto la pistola da terra, tolto il caricatore e, convinto che l'arma fosse scarica, ha sparato cinque colpi a vuoto. Il sesto, rimasto in canna, sarebbe stato invece esploso accidentalmente dal minorenne, che nel frattempo aveva preso la pistola dalle mani dell'amico.

Per questo, è stato effettuato l'esame dello stub su entrambi (il guanto di paraffina), i cui risultati dovrebbero essere noti in settimana.

Sul luogo della tragedia, gli agenti del commissariato di Polizia di Torre del Greco, agli ordini del primo dirigente Davide Della Cioppa, hanno rinvenuto un bossolo di un proiettile calibro 7,65, ma l'arma non è stata ancora trovata. Ed è su questo che si concentrano ora le indagini.

Nel frattempo, domani sarà effettuata l'autopsia sul corpo di Pietro Spineto all'ospedale San Leomardo di Castellammare di Stabia.

Solo dopo la famiglia avrà a disposizione la salma per la celebrazione dei funerali. A tal riguardo, è in corso una vera e propria gara di solidarietà nel quartiere del Rio per raccogliere fondi utili a pagare le spese delle esequie. L'iniziativa è del comitato di quartiere "Il Progresso" presieduto da Vincenzo Porzio.

Chi volesse effettuare una donazione, può recarsi presso la sede del Comitato in via Fontana n. 66.  "Dobbiamo dare a Pietro un degno funerale ed una degna sepoltura - ha scritto Porzio sul suo profilo Facebook -. Pietro lo conoscevo da piccolo, e la sua morte è stata la sconfitta di una città e di una società che non offre nulla. Nella sua breve vita ha trovato tantissime difficoltà, quella di essere cresciuto in un contesto molto particolare, dove le istituzioni (Servizi Sociali) dovrebbero agire subito e invece sono cieche, perché se non lo fossero stati, forse oggi sarebbe vivo - ha proseguito Porzio -. Tante volte gli ho parlato e qualche volta anche un po' con toni duri per dargli dei consigli e devo dire che mai si è permesso di rispondermi. Io lo guardavo e lui ascoltava in silenzio con i suoi occhi tristi (perché aveva sempre gli occhi tristi). In fondo nel suo piccolo desiderava una vita e una famiglia diversa. E' assurdo morire a soli 19 anni in questo modo. Pietro non era un camorrista, ma un ragazzo come tanti altri".