A cura della Redazione
“In merito all’ipotesi di inserire il corallo nelle liste Cites per limitarne la pesca, l’amministrazione comunale è particolarmente vicina agli operatori torresi. Anzi, condivide pianamente le ansie e le scelte future affinché vengano concretamente protetti sia l’ecosistema del Mediterraneo sia il lavoro di tantissimi prestigiosi imprenditori, eccezionali artisti e straordinari artigiani. Così Ciro Borriello, sindaco di Torre del Greco. “Certo nessuno mai si sognerebbe di svuotare i mari dell’oro rosso – prosegue - e su questo siamo tutti d’accordo. La questione ci riporta alla mente le cave di Carrara. Solo per un attimo pensiamo se si fossero chiuse: non avremmo mai conosciuto le meraviglie di Michelangelo e di tanti altri artisti. Eppure a Carrara dalla preistoria si estrae il prezioso marmo”. “Ed allora – conclude Borriello - non sarebbe meglio organizzare campagne di pesca sotto lo stretto controllo delle autorità avendo attenzione anche alla conservazione di una risorsa che non è certo in estinzione? Tra l’altro, un ulteriore irrigidimento della regolamentazione del commercio della pesca del Corallium Rubrum rappresenterebbe di sicuro la cancellazione di una imprenditoria con tradizioni secolari. Una ipotesi assolutamente da scongiurare e non solo per l’economia torrese. In proposito, mi piace riportare quanto mi ha riferito il dottore Gennaro Russo, un esperto che per un decennio ha operato nel settore della pesca subacquea del corallo nel Mediterraneo”: “Torre del Greco capitale mondiale del corallo! Tale affermazione risultava vera fino agli anni 70 del secolo scorso. La vera ricchezza della città non era dovuta, a quanto si pensa erroneamente, all’artigianato ed alla lavorazione dell’oro rosso bensì alla pesca. I grandi volumi di prodotto grezzo pescato nel Mediterraneo rappresentavano la materia prima per un indotto composto, oltre che da centinaia di imprese operanti nel settore, da tante micro imprese familiari che presso le loro stesse residenze eseguivano piccole fasi di lavorazione (bucatura, incisione e infilatura). Per secoli dal porto di Torre del Greco, in tarda primavera, partivano decine di coralline dirette ai banchi della Sardegna, della Corsica, di Alboran, delle coste nordafricane, della Sicilia provvedendo al fabbisogno di materia prima dell’indotto ed immettendo nell’economia locale una enorme ricchezza. La proibizione della pesca con l’ingegno intervenuta negli anni 70 ha ridotto i volumi del pescato di circa l’80% con pesanti conseguenze sui livelli occupazionali: sono state completamente cancellate le categorie degli armatori corallari e dei pescatori imbarcati sulle coralline; sono intervenuti forti ridimensionamenti del settore della lavorazione e dell’artigianato per mancanza di materia prima. Dalla fine degli anni sessanta si è sviluppato un nuovo sistema di pesca con l’utilizzo di subacquei. Tale sistema, oltre che fornire volumi ridotti di pescato, ha comportato la perdita di decine di vite umane a causa di incidenti di immersione. Altro limite della pesca subacquea è rappresentato dalla profondità di immersione che, in ogni caso, non può andare oltre i 100/120 metri. Tutti i giacimenti oltre tale profondità risultano intatti da più di 30 anni. Attualmente, a parte le attività di qualche sparuto manipolo di pescatori presenti in Corsica e Sardegna, non vi sono campagne di pesca in tutto il Mediterraneo. L’ultima campagna di pesca considerevole si è svolta sulle coste nordafricane dal 1980 al 1997 quando il governo Algerino chiudeva definitivamente la pesca. Oggi sui banchi di Tabarka ed El Kala in Algeria pescano con il sistema dell’ingegno circa 100 imbarcazioni, spesso privi di autorizzazione. La commercializzazione è nelle mani di organizzazioni mafiose locali e la quasi totalità del pescato viene esportata illegalmente in Tunisia e successivamente in India e Cina. Dalla chiusura delle pesca in Algeria, l’indotto torrese ha subito un ulteriore grave colpo: gli ultimi piccoli laboratori che resistevano hanno dovuto chiudere i battenti; non esistono più i micro laboratori familiari. Quella di Torre del Greco capitale mondiale del corallo è diventata una visione romantica. La realtà attuale è ben diversa. Sono poche, ovviamente prestigiose e importantissime, le imprese rimaste attive: quelle che hanno saputo riconvertirsi o quelle che hanno avuto la lungimiranza di operare grossi investimenti nello stoccaggio di materia prima. Attualmente noti giacimenti nel Mediterraneo sono in: Algeria: Banchi di El Kala, Hannaba, Tenesse, Cherchell, Jigel, Orano; Marocco; Tunisia: Tabarka, La Galitte; Albania; Corsica; Sardegna; Sicilia; Spagna: Costa Brava, Baleari e Alboran”. COMUNICATO