A cura della Redazione

C'è sgomento ed incredulità a San Giorgio a Cremano per la morte di Marcello, 32enne con disagi psichici deceduto dopo essere stato ferito da un agente di polizia.

L'uomo aveva tentato di aggredire con un coltello, in via Martiri della Libertà, il vicequestore Sergio Di Mauro. A quel punto, era giunto in soccorso del dirigente del locale commissariato un altro poliziotto del vicino Commissariato di San Giovanni a Teduccio, che aveva esploso due colpi di pistola alle gambe del 32enne.

Entrambi i feriti era stati trasportati in ospedale. Il vice questore presentava solo lievi ferite, mentre le condizioni di Marcello, che in in un primo momento non destavano preoccupazioni, si sono improvvisamente aggravate fino al decesso.

E' sconvolto il sindaco Giorgio Zinno, che ha commentato la notizia con un lungo post su Facebook. «Questa è una di quelle storie crude e tristi, dove le famiglie sono lasciate a se stesse e lo Stato non riesce a tutelare nessuno - scrive Zinno -. Mi fu detto che l'aggressore era stato colpito alle gambe, quindi non un colpo mortale. Invece la copiosa perdita di sangue lo ha portato in uno stato di coma, a nulla sono servite le cure dei medici in ospedale. Ho ricevuto un messaggio della sorella di Marcello che mi "ricordava" le mille difficoltà di vivere con un familiare schizofrenico, più volte segnalato dalla stessa famiglia per la sua pericolosità, e che i giudici hanno liberato decidendo di non metterlo in una Rems». 

Lo Stato «non tutela un ragazzo che in uno stato psichico alterato diventa pericolo per sé e per gli altri - prosegue amareggiato il primo cittadino -. Non tutela la famiglia che nonostante tanto amore non può gestire da sola un problema di tale rilevanza e non tutela neanche coloro che si trovano a confrontarsi con un problema delle genere senza conoscerlo. Sento di poter dire che oggi abbiamo perso tutti perché un ragazzo è morto, perché lo Stato non ha attuato nella realtà ciò che avrebbe dovuto realizzare con la legge Basaglia. La chiusura dei manicomi ha rappresentato un gran passo avanti per la democrazia ma il sistema di tutele non è mai stato applicato. Oggi possiamo solo stringerci intorno a una famiglia che è stata per anni recinto di questa tragedia e che sola ha dovuto affrontare le mille difficoltà di gestire un figlio pericoloso per loro, quanto per il prossimo, potendo utilizzare solo l'arma dell'amore e della comprensione anche quando questi sentimenti sono stati messi a dura prova. Venerdì - continua - quando incontrai il vicequestore Di Mauro che era stato assalito, nonostante i dolori alla schiena, la mano fasciata e l'andatura zoppicante a causa dei dolori agli arti, le prime parole che mi disse furono : "Quel ragazzo e quella famiglia sono stati lasciati soli", ed era molto preoccupato per le condizioni del giovane. Ho colto una grande umanità, che cozza con l'indifferenza e le mancanze di un sistema burocratico che ha scaricato le responsabilità sulle famiglie. Come amico sono vicino al dolore di una sorella distrutta, come sindaco sono vicino alla famiglia a nome della comunità e porterò all'attenzione dell'asl e del ministero alla salute questa storia sperando che da una tragedia che ci consapevolizza rispetto a tali bisogni possa nascere la reale volontà di realizzare un processo di tutele degno di questo nome».

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