A cura della Redazione
Il calore con cui la città di Pompei ha accolto il Santo Padre è sintetizzato nelle migliaia di lettere che i pompeiani più piccoli, gli alunni delle scuole elementari del Primo Circolo hanno indirizzato al Pontefice. Colorate, corredate da disegni e preghiere, chiuse in buste da lettera improvvisate e realizzate con le proprie mani, arricchite da fiocchetti, orsacchiotti, brillantini, soli splendenti , pervase da un profumo indescrivibile. Sono tutti raccolti in un sacco di iuta verde i pensieri e le preghiere che i bambini di Pompei hanno scritto in occasione della visita di Papa Francesco. Un fardello dal valore inestimabile che le maestre del Primo Circolo “Luigi Leone” hanno consegnato direttamente nelle mani del primo cittadino Ferdinando Uliano e del vicesindaco e assessore alla Pubblica Istruzione, Pietro Orsineri, perché se ne facessero carico e lo consegnassero direttamente nelle mani di Papa Francesco. Un desiderio che presto prenderà forma, ma che il sindaco e il vicesindaco di Pompei hanno voluto arricchire ulteriormente. Le lettere a Francesco da parte dei bambini di Pompei diventeranno presto un libro che arriverà dritto, dritto in Vaticano. Innocentemente spiazzanti, a tratti commoventi, sempre attente, cariche di speranza, gioia e amore per la propria famiglia, per i compagni di scuola, per la maestre e per gli ultimi, le lettere dei bambini del I Circolo sono gelosamente custodite nella stanza del primo cittadino e a breve l’assessore all’Istruzione, si recherà nelle diverse classi del Circolo “Luigi Leone” per ringraziare personalmente gli alunni per il calore e le parole spese per il Santo Padre. La maggior parte delle lettere contengono richieste di clemenza per le famiglie e i bambini meno fortunati. Quasi tutti i bambini si rivolgono a Papa Francesco come ad un nonno perché, scrivono, “sei il nonno di tutti noi”. C’è chi si rivolge al Papa in terza persona, ma la maggior parte lo chiama per nome “perché anche se ti vedo solo in tv mi sembra di conoscerti da sempre”. C’è chi chiede di essere ricordato insieme alla propria famiglia nella preghiera che il Santo Padre rivolge alla Madonna e chi gli assicura che sarà lo stesso santo Padre ad essere ricordato nella sua preghiera di bambino “perché se tu stai bene – scrive un bimbo della seconda classe – potrai aiutare tanta gente”. C’è chi aiutato da mamme e maestre ne ricorda le opere di bene e chi, candidamente, gli confessa che non vede l’ora di fare la comunione “per capire l’ostia che sapore ha”. Agli occhi dei bambini questo “uomo buono” che “appare in tv affacciato ad un balcone” e “un mito venuto da lontano per farci capire che siamo tutti fratelli e sorelle”. C’è chi gli manifesta la propria incondizionata simpatia e si lancia in riflessioni profonde, come “sei un Papa moderno perché scherzi sempre con tutti” e chi , come una bambina di quarta elementare, anticipando una riforma della Chiesa gli confessa “di seguire sempre il suo esempio sperando un giorno di poter diventare Papa anche lei”. Ma nelle parole dei bambini di Pompei, scritte di proprio pugno su fogli di quaderno a righe e a quadretti, non manca mai la consapevolezza del mondo che in cui vivono. Tantissimi i passaggi sulle richieste di benevolenza nei confronti degli ultimi, dei “bambini che non hanno giocattoli”, “di chi non può mangiare” e di chi “ha bisogno di opere di bene che dobbiamo fare come Bartolo Longo ci ha insegnato”. Tra palloncini variopinti, enormi cuori colorati di rosso con la scritta Papa Francesco, emerge anche la progressiva costruzione della coscienza sociale. C’è chi chiede la fine delle guerre di religione, chi si domanda perché “L’Isis ammazzi tanta gente anche se nel Corano c’è scritto non uccidere” e chi spera che nessun bambino debba più imbracciare un fucile. Tra la richiesta di un lavoro per la propria mamma o il proprio papà, sono tantissimi i bambini che chiedono al Santo Padre di essere contattati. Un bimbo di seconda elementare gli chiede di essere invitato a Roma, tanti, tantissimi bambini hanno voluto lasciargli il proprio numero di telefono nella speranza di essere richiamati, ma più di tutto fioccano gli inviti a pranzo con la propria famiglia. “Vorrei farti assaggiare i biscotti di mia nonna”, scrivono i bambini di Pompei . “Vorrei che tu mangiassi le torte della mia mamma” e chi tenta di convincerlo ad accettare l’invito assicurandogli che la propria madre sia una cuoca provetta, ma poi spera che per quel giorno non cucini “il minestrone con il farro” e chi racconta le prime lezioni al catechismo farcite di connotazioni storiche. “Mi è rimasto impresso quando affacciato al balcone hai detto “portate una carezza ai vostri bambini e ditegli che gliela manda il Papa” e poco importa se il Papa era un altro e quello che ha visto al catechismo era un filmato storico, ciò che conta è la gioia con cui i bambini si sono preparati alla visita in città del Santo Padre e il messaggio di speranza che rappresentano. “Alcune lettere ci hanno profondamente toccati – commentano il sindaco Uliano e il vicesindaco Orsineri –. Ai bambini non si fanno mai promesse senza mantenerle, ma visto che la richiesta più ricorrente è quella di andare a fare visita al Santo Padre direttamente in Vaticano, faremo tutto quanto nelle nostre possibilità per realizzare questo sogno e fare in modo che siano loro stessi a portargli in dono il libro in cui verranno raccolte tutte le lettere”.