A cura della Redazione
Il dirigente dell’Ufficio Tecnico di Pompei, venerdì scorso, ha deliberato la seconda sospensiva dell’abbattimento del chiosco abusivo all´interno della Fonte Salutare. Deve aver avuto i suoi buoni motivi per aver concesso la nuova moratoria su istanza del titolare del manufatto, dal momento che parliamo di un’opera che è parte integrante di un giudizio penale in fase di conclusione. Una vicenda che ha fatto epoca a Pompei a causa della rilevanza complessiva in cui rientra e per il fatto che l’abbattimento in questione è al primo posto di una lista di iniziative dello stesso genere che riguardano opere illegali su suolo pubblico. Parliamo di abbattimenti annunciati già un paio di mesi fa dal sindaco Uliano nel corso di una famosa conferenza stampa con tanto di slides. Venerdì mattina, i dipendenti dell’UTC e gli agenti della polizia municipale erano all’interno della Fonte Salutare per procedere all’opera di demolizione a spese del Comune. Ma dopo alcune ore di lavoro è arrivato l’alt a seguito della nuova sospensiva deliberata dall’ingegnere Michele Fiorenza. L’abbattimento, infatti, era stato precedentemente previsto il 29 dicembre, ma anche in quel caso è arrivato in extremis la sospensiva, ed anche allora su istanza motivata del titolare. Il chiosco-bar della Fonte Salutare è parte integrante della causa penale che vede imputato l’ex sindaco D’Alessio, tutta la giunta da lui guidata nel 2009, ex assessori, dirigenti e funzionari comunali sulla discussa variante al progetto di ristrutturazione di piazza Schettini. La cui sentenza del Tribunale di Torre Annunziata attesa per il prossimo 25 febbraio riguarda anche due consiglieri comunali dell’Amministrazione in carica. I fatti si riferiscono ai lavori di restyling di piazza Schettini e Fonte Salutare, durante i quali sarebbe stato favorito il proprietario del chiosco-bar risultato agli atti, in un secondo momento, abusivo. Pende la richiesta di condanna del P.M. di un anno e otto mesi per l´ex primo cittadino di Pompei, attualmente agli arresti domiciliari a causa di una contestazione su reati che riguardano le sepolture nel cimitero di Pompei. Per Carmine Lo Sapio (ex assessore della giunta D’Alessio) e suo cognato Raffaele Matrone (titolare del chiosco-bar) sono stati chiesti due anni di reclusione, due anni e mezzo per il responsabile unico del procedimento di ristrutturazione del centro storico, Andrea Nunziata (all’epoca dirigente dell’Ufficio Tecnico), mentre per gli ex assessori Gerardo Conforti, Antonio Ebreo, Giovanni Fusco e Alberto Robetti (il primo e l’ultimo consiglieri comunali della maggioranza targata Uliano) sono stati chiesti 8 mesi di reclusione. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2