A cura della Redazione
Chiudere la parentesi dell’abusivismo con il rilancio di un piano urbanistico condiviso. E´ questa la materia di scontro tra le varie anime di Pompei. Il progetto reale resta sempre un mistero, con il risultato di eludere le aspettative generali al fine di favorire, con un colpo a sorpresa, i soliti noti. E’ il caso che si è verificato nella trascorsa gestione amministrativa, in cui la scelta di appaltare il servizio di condono ha messo in primis in evidenza i limiti qualitativi e quantitativi dell’ufficio tecnico del Comune, ma soprattutto ha caricato il bilancio di oneri impropri (460 mila euro spesi fino a questo momento) che hanno risolto una parte minimale del problema a monte, se è vero che su 4 mila 161 domande di condono sono state rilasciate appena 180 concessioni, mentre 354 pratiche sono al momento sospese in attesa dell´approvazione del Piano Strategico da parte della Regione Campania. Risultano, però, rigettate ben mille pratiche a causa delle mancate integrazioni di documentazioni richieste dall’Ufficio tecnico, ulteriori abusi, fascia di rispetto cimiteriale ed altre cause meno frequenti. Per tutti i condoni rilasciati sono stati incassati proventi pari ad 1 milione 152 mila 880 euro. Una cifra irrisoria se si pensa che a fronte di questi incassi il Comune di Pompei dovrebbe dotare delle strutture di urbanizzazione (strade, fogne, marciapiedi, ecc.) le aree agricole periferiche (ma non solo) dove abusivamente sono stati costruiti immobili di necessità ma anche ville di lusso. L’Amministrazione che nascerà sulla base del verdetto delle urne, successivo alla campagna elettorale di primavera, erediterà la complessa problematica urbanistica che si può semplificare almeno in quattro punti critici. In primis, è necessario chiudere la vertenza con la società Rina, che reclama ulteriori competenze per le pratiche espletate. Si dovrà anche provvedere urgentemente all’organico dell’Ufficio tecnico del Comune di Pompei per evitare una lievitazione di costi eccessiva conseguente all’appalto esterno dei servizi (per esempio si potevano esaminare preventivamente le pratiche di condono, respingendo direttamente le nuove costruzioni nella "zona rossa"). Si dovrà portare a regime il condono. Vale a dire “smobilitare” le circa tremila pratiche ferme nei cassetti della commissione ambientale (delle quali almeno una quota dovrebbe essere di competenza della soprintendenza urbanistica regionale). Alla fine (la cosa più importante) la nuova classe dirigente comunale (dopo le elezioni amministrative) dovrà impegnarsi per trovare finanziamenti sufficienti per trainare la comunità pompeiana oltre il guado della conoscenza del territorio, al fine di delineare il profilo definitivo della città di Pompei che si intende realizzare. Argomento che dovrebbe essere alla base di un serio dibattito politico, sempre che gli addetti ai lavori si dimostrino all’altezza di farsene carico. Si tratterà di circoscrivere le aree per i parcheggi del centro e delle periferie, delineare le zone produttive (area alberghiera, area industriale, mercato dei fiori, ecc.), progettare i distretti scolastici, le aree sportive ed i servizi urbani (con riserve di spazi per le giovani leve, per gli anziani ed i disabili). MARIO CARDONE twitter: @maricoardone2