A cura della Redazione
A Pompei si è respirato, come altrove in queste primarie del centrosinistra (non solo del Partito Democratico), il vento di novità che ha portato ad una partecipazione dei cittadini al di fuori del ristretto numero dei tesserati di partito. Nello stesso tempo, non si può dire che i votanti (841 in tutto) siano stati oltre la previsione, dal momento che solo i tesserati al circolo Pd sono più di mille. Alla fine, ad influenzare il gioco delle parti, è stata ancora una volta l’anomalia esistenziale del Partito Democratico a livello locale, che vede la minoranza sostenere l’amministrazione in carica guidata da Claudio D’Alessio, mentre il segretario e la maggioranza del circolo pompeiano stanno con i quattro consiglieri comunali che sono passati all’opposizione. A questo punto si può diffidare di ognuno e si deve registrare la lamentala, da parte di alcuni quadri dirigenti di partito, relative al tentativo di alcuni esponenti della maggioranza politica centrista di spostare gli equilibri all’interno del centrosinistra a proprio vantaggio, facendo partecipare alle primarie propri emissari. Il candidato che avrebbe raccolto i favori del centro pompeiano sarebbe Bruno Tabacci (113 preferenze). Di tutt’altro avviso il suo comitato elettorale locale, che fa capo al consigliere comunale di maggioranza Raffaele Matrone, che si sente penalizzato rispetto al risultato che avrebbe potuto conseguire (almeno 100 voti in più). Matrone ha denunciato “l´ostruzionismo dei ras della sede del Pd di Pompei, e di aver compromesso l´espressione libera e democratica del voto grazie alla complicità di presidenti di seggio che o non hanno consentito, o non hanno facilitato, l´espressione del voto agli aventi diritto”. Nello specifico, numerosi elettori di matrice Api (secondo Matrone) non sono stati ammessi in quanto registrati a Terzigno. I presidenti dei due seggi elettorali di Pompei hanno ritenuto non regolare il ritiro della scheda presso diverso seggio elettorale in quanto (secondo la loro opinione) non giustificabile. Gli stessi però sarebbero stati disponibili a riconoscere il diritto di partecipazione al voto previa regolare iscrizione nel seggio pompeiano. E’una strana vicenda, che verosimilmente si trasformerà in ricorso sui tavoli napoletani. A scrutinio finito, Bersani ha conseguito 373 preferenze: un punteggio senza infamia e senza lode che dovrebbe registrare l’adesione ufficiale (rispettata o meno nelle urne) di tutto l’apparato di partito. Vendola ha ottenuto 118 preferenze e Puppato 6. Alla fine, il vento nuovo ascrivibile al voto per Matteo Renzi ha soffiato anche a Pompei. Le 204 preferenze raccolte a livello locale sono nate a seguito dell’iniziativa di molti giovani che con la politica praticata non hanno nulla da spartire. Sono stati attratti dall’idea del ricambio generazionale propugnata dal sindaco fiorentino, e non nascondono l’intenzione di liberare (tra due anni) anche la politica locale dalla ruggine e dai ferri vecchi. MARIO CARDONE