A cura della Redazione
Il cerchio si è chiuso intorno a Salvatore Lo Presto, 32 anni residente a Napoli. Era il tassello che mancava al puzzle costruito con indagini minuziose, fatte di riprese con videocamera, appostamenti, rilievi fotografici ed intercettazioni telefoniche, dai carabinieri di Pompei, comandati dal maresciallo capo Tommaso Canino. Indagini del reparto scientifico dell’Arma hanno ricostruito, momento per momento, la rapina che ha fatto epoca perché messa in atto il 24 gennaio di quest’anno in pieno centro di Pompei. La forza d’urto messa in campo per svaligiare il negozio d’abbigliamento Tufano, in via Carlo Alberto, sarebbe stata sufficiente ad assaltare la filiale di una banca. Invece i malviventi si son dovuti accontentare di una refurtiva più modesta ed in un certo senso inconsueta, costituita da capi d’abbigliamento firmati per un valore che s’aggira intorno ai trentamila euro. I componenti della banda, che arrivarono e ripartirono con furgoni adatti per trasportare la merce, si fermarono circa mezz’ora, armi in pugno, nel negozio di Tufano, per ripulirlo a dovere. Attualmente sono tutti chiusi in carcere. Parte di essi arrestati un mese dopo la rapina, nella città di Padova, nel corso di un nuovo colpo non andato a buon fine. Alla fine mancava all’appello solo un componente della banda: quello che aveva fatto da autista. Lo Presto è stato identificato, catturato ed arrestato grazie al riconoscimento del giubotto, registrato dalle telecamere di un negozio vicino a quello della rapina. L’uomo all’inizio si era saputo muovere con abilità per occultare alle forze dell’ordine la sua identità. Aveva, appena dopo il colpo, denunciato il furto del furgone di sua proprietà, proprio quello che era servito a lui e ai suoi complici, ma indagini su schede telefoniche hanno provato che si trovava a Pompei al momento della rapina. Anche per lui, dunque, è partita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dove andrà a far compagnia agli altri componenti della “banda del griffato”. MARIO CARDONE