A cura della Redazione
E’ di nuovo scontro tra le due anime interne del Partito Democratico, senza che questa formazione politica sia stata mai un punto di riferimento (anche se relativo) per l’Amministrazione pubblica di Pompei. Undici membri del direttivo (su trenta complessivi) hanno sottoscritto un manifesto in cui si lamentano perché il segretario cittadino, Vincenzo Mazzetti, che dovrebbe essere l’espressione di tutti, prende le sue decisioni da solo, assumendo posizioni politiche senza che ci sia stato un dibattito preventivo nel partito. Ricordiamo che il Pd si è dotato recentemente di un organismo politico (l’esecutivo) che potrebbe aver supportato le decisioni del segretario del segretario, contestate dagli undici del direttivo cittadino che hanno sottoscritto il manifesto di protesta. In ogni caso ci si chiede, ancora una volta, cosa aspetta l’organismo provinciale del Partito Democratico ad assumere una decisione definitiva riguardo alle sue due anime a livello pompeiasno, perché non è possibile che succeda (come accade di questi giorni) che un certo numero di consiglieri comunali approvino le scelte di maggioranza, permanendo in quella compagine, mentre gli altri si schierino con l’opposizione. Le due fazioni sono così irrimediabilmente divise in tutto che sarebbe difficile pensare ad una ricomposizione interna (a meno di un miracolo) in vista delle elezioni che, in ogni caso, sono in futuro abbastanza lontane. Per cui non si capisce tanta prudenza da parte della segreteria provinciale, che nel frattempo si sta giocando la sua immagine e la sua credibilità. E’ chiaro a tutti che non è pensabile che alle prossime elezioni amministrative partecipino unitariamente con una sola lista i consiglieri comunali iscritti al Pd: per cui non si vede il motivo della cautela, espressa fino ad oggi, nel decretare pubblicamente chi guida il Partito Democratico di Pompei. Come regola dovrebbe essere il gruppo di maggioranza, che ha espresso il segretario cittadino (Mazzetti), anche se c’é una minoranza qualificata che, utilizzando il simbolo del partito, si rende promotrice di un manifesto di pubblico dissenso, nei confronti del segretario e della fazione politica che lo sostiene. Bisogna pur dire ai pompeiani chi ha l’ufficialità e chi no, se non altro per non disorientarli. MARIO CARDONE