A cura della Redazione
Mercoledì 9 maggio, sarà firmata nella sala di rappresentanza dello storico Palazzo De Fusco di Pompei, una convenzione per la creazione del “Distretto Archeologico Culturale Pompei – Valle del Sarno” tra i sindaci di Pompei Claudio D´Alessio, di Sarno, Amilcare Mancusi, e la Soprintendente archeologa di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, Adele Campanelli. L’iniziativa da una parte punta a valorizzare le ricchezze culturali del territorio dei due Comuni, dall’altra a creare un richiamo aggiuntivo per i due milioni e mezzo di turisti che ogni anno arrivano a Pompei, magari incentivando una più prolungata permanenza sul territorio quasi sempre limitata a poche ore. La creazione di un museo nazionale nello storico palazzo Capua, con una selezione di materiali provenienti dagli antichi abitati e necropoli della Valle del Sarno corrispondenti agli attuali insediamenti di Sarno, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, è il presupposto di questa convenzione che punta a collegare Pompei alle popolazioni che hanno originato nel corso dei secoli la formazione della città, che al tempo della sua distruzione (79 d.C.) faceva parte dell’Impero Romano. Dalle più antiche tracce di frequentazione umana dell´area, individuate in località Foce e risalenti all´età neolitica (IV millennio a.C.), la narrazione dello sviluppo delle comunità indigene della zona, con economia agricolo pastorale, si sviluppa attraverso reperti antichi tra i quali sono importanti i corredi femminili di età orientalizzante (metà VIII - inizio VII sec. a.C.), come quello della tomba 818 di San Valentino Torio, caratterizzati da monili e decorazioni in bronzo. La crisi delle comunità della Valle, documentata dalla graduale scomparsa delle necropoli e dalla semplificazione dei corredi funerari nel corso della prima metà del VI sec. a.C., è probabilmente da legata alla migrazione della popolazione in un unico centro, che diede luogo in un secondo momento alla nascita di Pompei. Quella popolazione di Sarrastri (indigeni del corso del Sarno) fu in seguito colonizzata prima dai Sanniti, successivamente dei Romani. Ciò non comportò tuttavia l´abbandono dell’area fertile e produttiva della foce e del corso del Sarno, come dimostrano le belle tombe dipinte in località Galitta del Capitano e le ricche tombe di località San Vito. MARIO CARDONE