A cura della Redazione
La segreteria generale del sindacato Uil del Ministero dei Beni Culturali bacchetta il Presidente del Consiglio, Mario Monti: un errore - secondo il sindacato, che però ha sospeso il ciclo di assemblee di protesta a seguito della convocazione, insieme alle altre sigle, da parte del segretario generale Mibac, Antonia Pasqua Recchia - convocare un convegno a Napoli per una questione che riguarda Pompei. Una critica che a prima vista sembrerebbe di lana caprina ma che, a ben vedere, ha una sua fondatezza perché Pompei ha una centralità nell’opinione pubblica che non può essere svilita o disattesa. Se non a Pompei, tanto valeva rimanere a Roma per sottoscrivere il protocollo di legalità sull’impiego dei finanziamenti messi a disposizione dalla Commissione Ue a favore del restauro di una parte della città antica, insieme alla messa in sicurezza dell’intero parco dall’infiltrazione di acqua. “La Segreteria Nazionale Beni e Attività Culturali della Uil ha sempre chiesto a gran voce trasparenza e legalità nella gestione degli appalti e del sito archeologico”. Fa notare il sindacato Uil in un suo comunicato, che ricorda le denunce contro la gestione commissariale. “Oggi non possiamo che rallegrarci per le decisioni che sono state assunte anche se dobbiamo rilevare che un protocollo di legalità già c’era”. Prosegue la Uil, anche se resta la positività di nuove misure di sicurezza quali i certificati antimafia a prescindere dall’importo dei lavori, i bonifici online per la loro tracciabilità ed il controllo dei flussi finanziari e l’accensione di conti correnti, da parte delle imprese, dedicati ai movimenti finanziari relativi ai lavori appaltati. La Uil ricorda al Governo, per l’occasione, il rispetto del percorso prefissato dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali che prevede “una fortissima imprescindibile centralità del Ministero, delle sue strutture, che mantiene le fila di tutta l’operazione nell’immediato e nel tempo lungo, anche in presenza, anzi, soprattutto in presenza di collaborazioni esterne molto aperte, anche internazionali”. A questo punto la Uil, come del resto le altre sigle sindacali che operano a Pompei, fanno presente che anche se sono stati assunti archeologi ed architetti, agli scavi di Pompei permane un vuoto d’organico impressionante per quando riguarda i custodi e gli operai. Le conseguenze sono che non si riesce a mettere a disposizione dei turisti l’intero parco archeologico, mentre manca la mano d’opera per la manutenzione ordinaria delle case e dei monumenti. MARIO CARDONE