A cura della Redazione
Chiunque si rechi in questi giorni nel prefabbricato di Villa dei Misteri, sede della Direzione delgli scavi archeologici, può rendersi conto di persona che la biblioteca sita nel sotterraneo dello stabile è regolarmente funzionante. Dal momento però che è sotto verifica sanitaria la condizione igienica dei quei locali, a causa della presenza di amianto (denunciata dai sindacati e sotto inchiesta giudiziaria), è stata adottata la precauzione di evitare al personale ministeriale di sostarvi. Lo stesso vale per gli utenti. In poche parole, i testi di archeologia anziché consultati sul posto vengono ritirati e letti altrove. Allo stesso modo, i bibliotecari svolgono il loro lavoro in altro ufficio. Ci si reca nel sotterraneo esclusivamente per prendere e consegnare i testi scientifici richiesti. Tanto per chiarire il senso dell’ennesima smentita della soprintendente più criticata d’Italia proprio sul funzionamento della biblioteca, Teresa Elena Cinquantaquattro si trova ad affrontare un attacco mediatico cavalcato da qualche politico che punta in modo evidente alla sua sostituzione nell’incarico, incurante di danneggiare l’immagine di un monumento a cui si dedicano ogni giorno più di duecento operatori tra funzionari e custodi. La maggior parte di queste persone è dotata di professionalità e senso del dovere. La soprintendente ha a disposizione mezzi ed argomenti per difendersi da sola riguardo agli attacchi che riceve ogni giorno. A noi resta da segnalare una critica che le abbiamo mosso fin dall’inizio del suo mandato, sulla scorta dell’esempio lasciato da suoi predecessori che si sono fatti rimpiangere. A partire dalla sua nomina alla dirigenza della più prestigiosa soprintendenza archeologica d’Italia, la Cinquantaquattro ha richiamato due tipi di critiche riguardo al suo stile di direzione: la prima è di essere troppo assente da Pompei, la seconda è di non aver tenuto nella dovuta considerazione i rapporti con i sindacati e la stampa. Il suo atteggiamento di palese sufficienza nelle relazioni pubbliche le si è rivoltato contro come un boomerang. Quello che dispiace è che sono arrivate a destinazione anche critiche ingenerose che non hanno pesato solo sul giudizio del suo operato ma soprattutto sulla praticabilità del sito archeologico che accoglie ogni anno due milioni e mezzo di turisti. Tanto che alla fine il sindaco di Pompei e l’Amministrazione comunale si sono visti costretti a dichiararsi parte civile per i danni in un eventuale processo giudiziario sui crolli a ripetizione (reali o presunti) che si stanno verificando agli scavi di Pompei. MARIO CARDONE