A cura della Redazione
I numerosi graffiti di navi visibili ad occhio nudo nella sezione femminile delle Terme Stabiane negli scavi archeologici di Pompei, sono la prova più evidente dell’attaccamento delle donne pompeiane agli uomini di mare che solcavano il Mediterraneo. Non poteva essere che così in una città che viveva di commercio marittimo, di movimenti di gente e scambio di culture. L’ingresso gratuito per le donne nel sito archeologico vesuviano ha richiamato la visita di numerose comitive del gentil sesso, che si sono "confuse" tra gli studenti delle gite scolastiche, già numerosi in questo anticipo di primavera. “Siamo stati molto contenti di presentare al pubblico questo sito monumentale restaurato per la prima volta nella sezione femminile”. Ha dichiarato il direttore del parco archeologico vesuviano, l’archeologo Antonio Varone, che ha riferito che le opere di restauro sono state finanziate da fondi governativi. Sono stati spesi in tutto un milione e centomila euro in tre anni di lavori edili (dal 2007 al 2010). Le opere per conto Sap (Soprintendenza Archeologica di Pompei) sono state seguite dall’archeologo Marisa Mastroroberto (attualmente in pensione) mentre la parte tecnica è stata curata dal geometra Luigi D’Amora. L’inaugurazione è arrivata con due anni di ritardo, in parte per gli eventi tumultuosi che hanno interessato il governo della Soprintendenza, ma principalmente per la carenza di custodi. Quello che è stato inaugurato oggi, in occasione della festa della donna, è l’edificio termale più antico della città (II sec. a. C.), costruito su un impianto precedente del IV-III secolo a. C.. L’acqua necessaria per il suo funzionamento, originariamente, è stata tirata su da un pozzo con il lavoro umano e in un secondo momento è arrivata dall’acquedotto di Serino. L’impianto, che contempla una sezione per uomini ed una per donne, è suddiviso in diverse sale con precise funzioni: la sala arredata con vasca per il bagno di acqua fredda, lo spogliatoio, la sala con acqua tiepida ed infine quella attrezzata per il bagno di acqua calda. In un vano a parte erano le fornaci dove si produceva il calore. Notevoli sono in molti ambienti le decorazioni in uno stucco policromo resistente all’umidità, raffiguranti soggetti terreni e mitologici. Ad ovest della palestra centrale, dotata di portico, si trovava la piscina. Le Terme, nell’ambito della società romana intorno al primo secolo dopo Cristo, rappresentavano soprattutto una occasione di vita sociale. La gente vi si recava non solo per fare il bagno, ma anche per incontrare amici, conversare, cercare appoggi politici. Gli stabilimenti offrivano, dietro un piccolo pagamento, bagni caldi, piscine, saune, palestre e spazi porticati, locali per il massaggio e la toeletta. Il primo motivo era l’igiene ma anche la cura del fisico e la socializzazione avevano la loro importanza. MARIO CARDONE