A cura della Redazione
Sfilate di Carnevale in tutta la periferia di Pompei. Domenai mattina, ci saranno diverse inziative legate al festa delle maschere. L´intensione era di dirigersi verso il centro della città, dove si sarebbero dovuti svolgere canti e balli da parte dei bambini.Il Comune (vale a dire il sindaco Claudio D’Alessio tramite il comandante della polizia municipale) non ha dato il permesso “per evitare un’eccessiva confusione”. “Confusione l’allegria dei ragazzi?”. Mamme, bambini, educatrici e parroci si sono indignati nei confronti del rifiuto di Palazzo de Fusco. Inutile parlare dei commercianti del centro, che hanno perso un´opportunità di affari che aspettavano da tempo. Insomma, la decisione del sindaco, dettata dalla volontà di salvaguardare l’area di silenzio del Santuario, si è trasformata in un flop. Per farla breve: per la prima volta, forse, il primo cittadino di Pompei aveva assunto una decisione che fosse in sintonia con l’opinione del vescovo Cralo Liberati. Ma si è scontrato con buona parte della popolazione che vede nella festa di carnevale uno spazio di divertimento riservato ai bambini. Un discorso a parte merita “La calata dei cafoni a cavallo” che parte dalla contrada di Tre Ponti. Si tratta, in questo caso, non di una festa in maschera ma di una sfilata tradizionale di origine contadina, che nasce a Tre Ponti, costola di Scafati (terra tra le più ricche d’Italia di autentico folklore) che fu poi "staccata" dalla città mariana quando si fondò Pompei. La sfilata dei cafoni è una manifestazione augurale in costumi d’epoca. Sfilano in costume i dodici mesi dell’anno per il buon augurio. La kermesse è accompagnata dai suoni della tamorra e si caratterizza per l’arrampicata sul palo della cuccagna. Il sindaco, all´ultimo momento, ha limitato la manifestazione nei confini all’area nord, ma i residenti della contrada Tre Ponti non l’hanno presa bene . “D’Alessio confonde il folklore con il Carnevale", hanno detto. MARIO CARDONE