A cura della Redazione
La crisi economica si abbatte con la sua scure inesorabile anche sulle casse del Santuario di Pompei. L’arcivescovo Carlo Liberati fa sapere, con due giorni d’anticipo, che si prevede che il prossimo 5 febbraio non ci saranno i soldi per far fronte al pagamento degli stipendi dei quasi duecento dipendenti. Le famiglie dovranno attendere quindici giorni per ricevere i soldi. La notizia è stata recepita dai lavoratori con notevole tensione. Si tratta di un ceto che non vive nell’agio: il Santuario paga ai suoi dipendenti (custodi, impiegati ed educatori di vario livello) retribuzioni mensili che si aggirano intorno ai mille/millecinquecento euro. Le loro famiglie sono nella maggior parte monoreddito, per cui ritardare di quindici giorni il pagamento della retribuzione mensile significa mettere molti capifamiglia in serie difficoltà. La notizia del ritardo della corresponsione degli emolumenti è stata data personalmente dall’arcivescovo in una lettera. Liberati ha parlato di “rallentamenti di spinte di generosità”. Le offerte alla Madonna sono diminuite per numero e per consistenza media. “Una volta i pellegrini donavano mediamente 10 euro, ora ne danno 2”. Ha confessato una dirigente dell’Azione Cattolica locale. La crisi di liquidità era nell’aria da tempo e lo stesso Liberati aveva fatto chiaro riferimento ad operazioni di finanziamento bancario per provvedere agli impegni della Chiesa. Parliamoci chiaro: si tratta di una crisi di liquidità e non di crisi economica, perché notoriamente la Chiesa di Pompei è dotata di un patrimonio immobiliare inestimabile per gran parte presente sul territorio pompeiano, ed esteso nel mondo intero perché ogni giorno arrivano donazioni e lasciti ereditari che oltre al contante presentano beni mobili ed immobili. Liberati era stato inviato a Pompei come esperto (aveva precedentemente partecipato all’amministrazione del patrimonio della Santa Sede) ma ha evidentemente incontrato difficoltà nel mantenere il giusto equilibrio tra liquidi ed immobilizzi. Alcuni, nel popolo dei fedeli, fanno presente che forse ha dato un’eccessiva priorità al restauro degli ori delle volta della cattedrale. Un altro segnale della crisi, è la chiusura prospettica dell’istituto magistrale e dell’istituto professionale. Scuole gestite dai Fratelli delle Scuole Cristiane, fiori all’occhiello dell’iniziativa sociale che risale allo stesso Beato Bartolo Longo. A questo punto, potrebbe essere deleterio svendere le proprietà della Chiesa. Meglio attingere dalle banche le garanzie di pregiati beni di proprietà che non mancano. Inoltre, lo stesso Liberati, nell’ottavo anniversario del suo incarico a Pompei, aveva annunciato il pareggio di bilancio. Come mai adesso sono venuti a mancare i soldi per gli stipendi? MARIO CARDONE