A cura della Redazione
Oltre millecento cittadini di Pompei hanno sottoscritto la tessera del Partito Democratico. Quasi il doppio del tesseramento precedente, quando gli iscritti erano cinquecentottanta. E’ un risultato estremamente positivo (probabilmente gonfiato) in riferimento ai voti (tremila) del partito di Bersani nella tornata elettorale regionale del 2010. Il dato amministrativo è di circa duemilatrecento voti senza tener conto delle liste civiche collegate al Pd. La chiave di lettura per spiegare l’aumento (quasi doppio) di iscritti è basata sulla forte rivalità interna tra le due fazioni di maggioranza e minoranza: ognuna punta a prendere (escludendo l’altra) la guida del maggior partito di Pompei. A detta di molti, l’operazione tesseramento ha superato il suo significato interno per assumere quello totalizzante di referendum pro o contro la maggioranza amministrativa di centrosinistra guidata da Claudio D’Alessio, dal momento che la divisione in seno al partito riflette pari pari quella prodotta in Consiglio comunale, quando si é diviso in due tronconi. La maggioranza del direttivo Pd, che esprime il segretario cittadino, è palesemente contraria alla partecipazione alla giunta guidata dal sindaco Claudio D’Alessio. I quattro consiglieri comunali che vi aderiscono (uno come indipendente) lo hanno dichiarato esplicitamente lasciando (o facendo lasciare) gli incarichi di governo. La fazione del partito attualmente minoritaria (che contesta i numeri) ha nel suo ambito il presidente del Consiglio comunale, il vicesindaco oltre al capogruppo antecedente all’adesione dei quattro consiglieri dissidenti precedentemente aderenti al gruppo consiliare autonomo “Unità e Impegno”. Una situazione complicata che la dice lunga sulla durezza dello scontro interno al partito, nato in conseguenza del cambio di poltrona del sindaco D’Alessio, che lasciando il Pd che lo aveva candidato alla fascia tricolore per la seconda volta, ha aderito all’Udc influenzando le scelte di almeno sei consiglieri comunali. A questo punto, è cambiato il quadro politico perché sono entrate progressivamente in maggioranza forze che alle precedenti elezioni erano state avversarie. Di conseguenza, non è stato più possibile mantenere gli equilibri negli incarichi di esecutivo. Una situazione intricata in cui ogni occasione è buona (anche l’elezione dei componenti del Forum dei giovani) per misurarsi nei consensi del corpo elettorale. Da una parte D’Alessio è geloso del suo primato, mentre gli avversari (ex alleati di maggioranza) vogliono dimostrare che dopo il successo del 67 per cento è cominciato inesorabilmente il suo declino. MARIO CARDONE