A cura della Redazione
In occasione della XI giornata della memoria, in ricordo delle vittime dello sterminio nazista della Seconda Guerra Mondiale, i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Sancia D’Angiò” si sono recati alla villa comunale, intitolata al piccolo Sergio De Simone, una delle tante vittime di quella che è stata la più totale aberrazione dell’uomo nella storia. Marco Gargiulo, "sindaco" della scuola "D’Angiò" ed alcuni dei suoi compagni, hanno voluto ricordare, con la lettura di poesie, pensieri e componimenti la sventura di questa giovane vittima della Shoah. Sergio De Simone, nasce a Napoli il 29 novembre del 1937, e ha solo sette anni quando viene “scaricato” sulla rampa di Auschwitz. Nel novembre 1944, insieme ad altri diciannove bambini, fu prelevato dal dottor Mengele, lo scienziato che effettuava gli esperimenti sui bambini, con una frase semplice e crudele: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”. Da qui inizia il suo viaggio alla volta di Navengamme. Vi arriverà il 29 novembre, giorno del suo compleanno. In gennaio, il medico inizia i suoi esperimenti sui bambini; voleva inventare un vaccino per la tubercolosi, per diventare famoso. Il 20 aprile 1945, all’approssimarsi della disfatta tedesca, i venti bambini furono portati da Navengamme ad Amburgo e, nella scuola di Bullenhuser Damm, impiccati “come quadri alla parete”. Dopo la commemorazione, l’orchestra “D’Angiò” ha voluto dare il suo contributo per non dimenticare, e, sulle note de “La vita è bella”, tratta dall’omonimo film di Benigni, i ragazzi hanno rivissuto le emozioni di un bambino strappato alla spontaneità e all’innocenza in nome di un ideale assurdo. Alla significativa manifestazione, insieme al dirigente scolastico Francesco Venturini, hanno preso parte l’assessore alla Cultura del Comune di Trecase, Giovanni Sorrentino, e la professoressa Lina Lupoli, presidente dell’Associazione Culturale trecasese “LOGOS”. In un’atmosfera di profonda commozione, la musica sembrava raccontare storie di amore e dolore, follia e crudeltà. Al termine della cerimonia è stato piantato un ulivo, perché “memoria” non sia solo il tema di un giorno qualunque, ma il segno tangibile di qualcosa che deve rivivere in noi, affinché non si cada mai più negli stessi, terribili errori. NINO VICIDOMINI