A cura della Redazione
Pare proprio che alcune considerazioni del ministro Giancarlo Galan, tendenti a minimizzare la portata dei crolli negli Scavi di Pompei, nel corso della visita di lunedì al sito archeolgico vesuviano, non hanno convinto la società civile pompeiana, che trepida per un’iniziativa di messa in sicurezza del sito che tarda a partire. Emblematica l’amarezza espressa dall’Osservatorio Vesuviano nella persona dell’architetto Antonio Irlando, che ha parlato di “Pompei usata ancora una volta come passerella nel macabro tour tra crolli annunciati ed avvenuti”. Irlando ha descritto la scenetta, vista da tutti, del ministro Galan che si è cimentato nella ricollocazione di alcune pietre distaccatesi a causa della pioggia abbondante da un muro antico, assicurando nel contempo che tutti i 105 milioni di euro finanziati alla Campania dall’Unione Europea saranno spesi per il sito vesuviano. In proposito c’è la delusione del tecnico appassionato alla tutela del monumento, che ha espresso la sua profonda delusione per la mancanza di dettagli su modi e tempi specifici d’intervento. A riprova del suo pessimismo, Irlando ricorda il precedente del progetto che prevedeva un piano di lavori mai eseguiti, per cui era stata deliberata la spesa di circa 50 milioni di euro, prima dell’estate. “Piano - ha dichiarato Irlando - che non è ancora stato definito per essere cantierabile”. La preoccupazione è che il Mibac punti ancora una volta sugli effetti speciali anziché sulla sostanza dell’intervento quale potrebbe essere un organico e sistematico piano di manutenzione quotidiana e continua, “che produce poca ribalta ma seri e duraturi risultati”. Riguardo alla soluzione proposta per convogliare le acque pluviali verso il mare, rimettendo in funzione il Canale Conte di Sarno, l’architetto Irlando è caustico. “Forse non sanno che il canale, in molti tratti, a valle degli scavi, non è agibile - spiega ancora Irlando -. Di conseguenza, l’acqua defluita nel canale non avrebbe un terminale conclusivo certo”. E’ stata spostata, intanto, al 12 novembre, la manifestazione di pubblica "pro Schola Armaturarum" promossa dal “Comitato Cincinnato Pompeii”, sodalizio molto attento al futuro del monumento archeologico più visitato d’Europa, che coinvolge gran parte della società civile del territorio vesuviano. Non a caso, tra questi manifestanti ci sono molti giovani di valore (architetti, geologi, archeologi, ecc.) che aspettano l’occasione di mettere in campo il risultato di tanti anni di studio. Riguardo alla gestione degli scavi di Pompei, è pressante l’appello al ministro Galan di molti, tra i quali il sindaco Claudio D’Alessio, sindacalisti, operatori turistici e partiti politici. Tutti chiedono di ridare autonomia gestionale a Pompei ed ai siti archeologici vesuviani. “Incidenti di percorso e ritardi sono sempre più frequenti a Pompei da quando non vi risiede più stabilmente il sovrintendente archeologo - ha dichiarato D’Alessio -. Episodi come quelli di domenica (quando è stata ritardata l’apertura dei cancelli) non fanno bene al nostro turismo, mentre manca a Pompei la presenza di un dirigente che si assuma in casi del genere tutte le responsabilità”. MARIO CARDONE