A cura della Redazione
E’ una tradizione giunta alla dodicesima edizione la vendemmia autunnale nei vigneti impiantati negli stessi siti agricoli ante 79 d.C. della città archeologica di Pompei. Il Vigneto del Triclinio estivo è stato, come negli anni precedenti, il punto di ritrovo del ceto della carta stampata, delle televisioni e dei fotografi delle maggiori testate nazionali e straniere. Oggi, una novità in più ha accompagnato il taglio delle uve (Piedirosso e Sciascinoso) destinate a produrre (miscelate rispettivamente per l’85% ed il 15%) il pregiato vino Villa dei Misteri, etichetta con indicazione geografica tipica della ditta Mastrobernardino per conto della Sanp, nel limitato numero di bottiglie che normalmente non è messo in commercio. L’evento di quest’anno ha segnato il passaggio simbolico di consegne tra Anna Maria Ciarallo ed Enesto De Carolis alla direzione del laboratorio di ricerche applicate che ha seguito i vigneti del Foro Boario, del Triclinio estivo, della Domus della Nave Europa, della Caupona del Gladiatore, di Eusino, e nell’Orto dei Fuggiaschi. Il criterio di base è quello di selezionare le varietà di viti sulla base delle ricerche archeologiche, che le hanno individuate con il sistema dei calchi (lo stesso utilizzato per rilevare le forme dei cadaveri). All’appuntamento sono stati presenti, insieme alla Ciarallo e De Carolis, due agronomi della società Mastroberardino che hanno spiegato le specificità tecniche dell’iniziativa che, per quanto riguarda l’impianto delle viti, non presenta grande differenza rispetto ai nostri giorni perché, a quanto pare, i pompeiani avevano già compreso un grande segreto della produzione dell’uva da vino: per avere un’egregia qualità bisogna sacrificare la quantità. L’esperimento nato nel 1994, su un’area limitata degli scavi, grazie agli studi di botanica applicata all’archeologia, prosegue con innovazioni che porteranno a breve alla produzione di un altro prodotto a base di Aglianico. La produzione attuale di vino da uva interessa tutte le aree a vigneto della Regio I e II dell’antica Pompei, per un’estensione di circa un ettaro, ripartito in 10 appezzamenti a coltura intensiva di diversa estensione e per una produzione di circa 50 quintali per ettaro. I funzionari Sanp ed i tecnici della Mastroberardino hanno spiegato che, mentre gli impianti le qualità d’uva ed il microclima sono assimilibali a quelli antichi, le tecniche attuate in cantina sono moderne. In conclusione, il “Villa dei Misteri” è un "ambasciatore" nel mondo del mito di Pompei: propone il gusto eccellente delle nostre cantine insieme alla suggestione dell’antico della cultura italica. MARIO CARDONE