A cura della Redazione
Il 24 agosto ricorre l’anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. Si tratta della tragedia immane che distrusse Pompei. La giornata è trascorsa senza celebrare in alcun modo la ricorrenza da parte delle istituzioni pubbliche. L’anno scorso, ricordiamo che il commissario straordinario all’emergenza degli scavi di Pompei organizzò una semplice manifestazione (la lettura pubblica della lettera di Plinio a Tacito in italiano e in inglese). Non spese un euro riscuotendo lo stesso vasti apprezzamenti da parte dei turisti e dei cittadini che assistettero all’evento. Due anni fa l’Amministrazione degli scavi organizzò nella data del 24 agosto una serata speciale di “le lune di Pompei”. In quella serata, in via eccezionale, fu consentito ai pompeiani di non pagare il biglietto d’ingresso. Un’iniziativa del genere si voleva replicare anche quest’anno. Pare che il Comune avesse indirizzato una lettera alla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei per chiederne l’autorizzazione. Niente da fare. La risposta della soprintendente Cinquantaquattro è stata “troppo tardi!”. L’evento che ha distrutto Pompei è stato di una tragicità enorme che resta esemplare nella storia. Esso però, nello stesso tempo, ha conferito al ritrovamento della città antica romana un fascino incommensurabile che viene apprezzato in tutto il mondo. L’enorme afflusso di turisti di questi giorni d’estate dimostra sia la crisi della monnezza che il crollo della casa dei gladiatori li ha scoraggiati. A Pompei i turisti continuano a venire perché senteno il richiamo irresistibile di calpestare il suolo di una così immane tragedia, seguita da una storia di ritrovamento archeologico altrettanto singolare. Ognuno vuole rivivere almeno una volta quella sensazione di morte e di rinascita che rappresenta l’unicum vincente di questa città. E’ proprio questo il motivo per il quale le autorità municipali e della Sovrintendenza avrebbero dovuto sentire moralmente l´obbligo di ricordare (anche con una semplice cerimonia) la ricorrenza. E’ grave che non sia stato fatto. MARIO CARDONE