A cura della Redazione
Domenica sera è finita in manette Liliana Ionescu, una trentenne rumena vecchia conoscenza delle forze dell’ordine di Pompei. Lo donna, dedita abitualmente alla prostituzione, ha già trascorso due anni nelle nostre carceri per estorsione aggravata e sfruttamento della prostituzione. Nel 2009, infatti, oltre a prostituirsi in proprio imponeva il pedaggio alle colleghe che dalla madre patria avviava al mestiere illecito sul territorio pompeiano. A quanto pare la squillo rumena, nonostante gli anni passati dietro le sbarre, è rimasta legata a Pompei. Ai carabinieri della caserma di via Lepanto, sotto il comando del maresciallo capo Tommaso Canino, ha presentato documenti falsi, ma è stata riconosciuta dai militari e beccata lo stesso. E’ stata correttamente identificata dalle forze dell’ordine, che in questi giorni hanno assestato duri colpi alla piaga della prostituzione. La Ionescu è tornata in manette. Giudicata per direttissima, il magistrato di Torre Annunziata le ha interdetto definitivamente la possibilità di rimettere piede a Pompei. Il centro turistico vesuviano gode di un richiamo inconfondibile per le professioniste del marciapiedi che, una volta messo piede in città vi restano. So disposte ad affrontare i rigori della legge piuttosto che cambiare aria. La considerazione è suffragata dalla prova che, a parte la Ionescu, anche altre quattro donne trovate a consumare rapporti sessuali su strade private, incorrendo nel reato di atti osceni in luogo pubblico, erano state in precedenza sanzionate con foglio di via e il divieto di rimettere piede nella città del Santuario. Il fatto che nonostante tutto siano tornate è la prova che sulla piazza trovano condizioni migliori che altrove. Inverosimilmente la tutela ottimale dell’ordine pubblico sul territorio di Pompei è un motivo di richiamo in più per i soggetti (prostituite e transessuali) notturni che esercitano il triste mestiere del sesso mercenario. Esercitare questo “mestiere” su un territorio dove c’è da parte delle forze di polizia un maggior controllo dell’ordine pubblico è per loro maggiore garanzia di sicurezza e incolumità. Ecco perché tornano sempre, nonostante i numerosi fogli di via e le reiterate denunce alla magistratura. E non se ne vogliono più andare una volta “introdotte” sul territorio e allacciati rapporti con clientela e strutture d’accoglienza locale. MARIO CARDONE