A cura della Redazione
Ennesima lite sui lavori pubblici nel centro di Pompei che, con finanziamento regionale, dovevano trasformare quattro palazzine che ospitavano pensionati del Santuario di Pompei in struttura d’accoglienza di ragazze madri. Il permanere di un cantiere oltre il consentito ha indotto il Comune a chiedere alla ditta Paco di liberare il recinto dei lavori da una staccionata pericolosa. Il Tenente Colonnello Gaetano Petrocelli, comandante della Polizia Municipale, ha firmato l´ordinanza di rimozione della barriera metallica che circonda il cantiere del complesso “Case Operaie”, per ragioni di sicurezza, igiene, decoro e circolazione stradale. E’ un intervento chiesto da tempo dalla società civile di cui siamo stati interpreti dalle pagine del nostro giornale allorquando la “gabbia metallica” fu causa di un incidente stradale. Alla ditta “Pacifico Costruzioni spa” sono stati dati, con provvedimento del dirigente preposto alla sicurezza e legalità, sette giorni di tempo per rimuoverla dal centro di Pompei. In prospettiva dell’apertura del nuovo anno scolastico, le installazioni, collocate a pochi metri dal I Circolo Didattico, costituiscono un pregiudizio alla sicurezza a causa della mancanza di visibilità. I principali argomenti che il comandante della Polizia locale ha contestato alla “Pa.Co.” riguardano l’ ostacolo alla circolazione stradale, l´immagine della città, la problematica igienico-sanitaria e l’impedimento alla sede stradale ai fini di sosta. Il Comune, pertanto, ha ordinato ai responsabili che “le barriere metalliche poste a recinzione del cantiere per i lavori di restauro del complesso ´Case Operaie´ siano rimosse”. Nel caso di esigenza di sicurezza del cantiere, la ditta deve procedere ad arretrarla in aderenza al profilo degli edifici. Nel 2004, attraverso un contratto firmato tra Regione, Comune e Chiesa, il Santuario di Pompei ottenne finanziamenti regionali pari a 3 milioni e 400 mila euro. Questi fondi sono stati destinati alla ristrutturazione delle palazzine denominate “case operaie”. Trattandosi di finanziamenti pubblici, la Regione non poteva trasferire tali fondi direttamente nelle casse della Chiesa, in quanto ente privato. Fu così stabilito che sarebbero stati erogati dal Comune, che ha agito da stazione appaltante. I lavori in questione hanno registrato notevoli ritardi a causa del rinvenimento di reperti archeologici. Recentemente altro intralcio è stata la mancanza nel progetto originale degli spazi destinati alla realizzazione di una cabina elettrica. Tali ritardi hanno determinato un aggravio di spesa. Il Comune ha dovuto, così, far fronte ad un esborso imprevisto di 350 mila euro. MARIO CARDONE