A cura della Redazione
L’interesse dei consiglieri comunali Allaria e Del Regno ad approfondire il significato e l´entità delle cifre di bilancio che riguardano il costo del personale di staff del sindaco, le spese di rappresentanza, gli eventi, i convegni, le feste, la dice lunga sulla strategia che con il loro gruppo dissidente, Unità e Impegno, intende elaborare senza uscire dalla maggioranza. La considerazione che gli importi delle spese di rappresentanza della sindacatura D’Alessio, nel loro totale, lievitano, anche se di poco, di anno in anno nonostante le minori entrate, rappresentano un argomento valido per i quattro per “pungere” il responsabile sul suo “tallone d’Achille”. La spesa per lo staff del primo cittadino supera di poco 100 mila euro l’anno. E’ formata dagli stipendi del personale di segreteria (addetto stampa, segretario personale, cerimoniere e portaborse). Nello specifico, non si sa ancora quali saranno le critiche che i quattro, che hanno annunciato lo scioglimento del gruppo consiliare “Unità e Impegno” contestualmente all’iscrizione al Partito Democratico, muoveranno a D’Alessio per contestarlo ma i commenti avversi a questo tipo di spesa sono ben noti. Attengono a due ordini di considerazioni. Il primo è, diciamo così, di ordine tecnico. Nello stato d’inadeguatezza d’organico di alcuni uffici fondamentali del Comune, come l’ufficio tecnico ed i vigili urbani, è stata considerata risibile l’iniziativa di spendere soldi pubblici in feste ed eventi, come la Festa della Città che, tra l’altro, non è sentita dalla popolazione. La seconda è d’ordine politico e d’opportunità. Attiene alla specificità di alcune assunzioni a tempo determinato di personale originario di altri comuni (si parla di pressioni politiche a direzione unica) che non sono giustificate da curriculum o requisiti professionali per così dire eccelsi. D’Alessio ha da poco corretto un comportamento sbagliato similare nelle “assunzioni” dei dirigenti. Basta solo accennare ai vari “modelli” di comandanti di vigili urbani approdati a Pompei. Ora se ripete l’errore, le critiche dimostra di meritarsele. MARIO CARDONE