A cura della Redazione
Dopo il successo del musical ´Non c´è amore più grande di questo´, i ragazzi della parrocchia Sacri Cuori di Messigno andranno oggi in scena (dopo la prima di sabato) nel capannone di via Casone con ´Io ci credo´, ispirato a ´Scugnizzi´. Sul palco una cinquantina di giovani e giovanissimi che si sono preparati per mesi. Le coreografie dei balletti sono state curate dalle maestre di ballo, Lucia e Daniela. Ad illustrare l’evento-meditazione, organizzato in seno alla chiesa di piazzetta Concordia, è il parroco don Modestino Capodilupo. “L´intenzione di mettere in piedi un nuovo spettacolo è nata dalla volontà di tenere insieme i giovani – ha spiegato don Modestino – al fine di spingerli a fare un cammino congiunto. Le prove sono servite anche a farli assimilare il messaggio del musical – ha proseguito il sacerdote -, farlo proprio al fine di renderne partecipe tutta la comunità”. ´Io ci credo´ non sembra essere un recital prettamente religioso, ma don Modestino ha spiegato che Il motivo di fondo è stato quello di alternare lo spettacolo prettamente religioso dell’anno scorso con uno spettacolo dove la forma non è prettamente religiosa ma il contenuto si.” ´Io ci credo´ – ha concluso il parroco di Messigno - contiene un messaggio di fede e di speranza che i ragazzi hanno recepito. Ora cercheranno di restituirlo a tutta la comunità”. Lo spettacolo prende il via da una scena che si svolge nel carcere minorile di Nisida, dove Saverio De Lucia e Raffaele Capasso sognano ad occhi aperti il loro futuro. La scena si aggiorna a vent´anni dopo, quando il De Lucia diventerà un prete di strada mentre il compagno di detenzione sarà o´ russ´, boss della malavita locale. I due si ritroveranno faccia a faccia su due fronti opposti: il prete lotterà per allontanare i ragazzi dalla strada, suscitando la rabbia del ´guappo´ che si vede togliere di torno la manovalanza che gli era utile allo spaccio della droga. “Chi vincerà alla fine?”. Chiosano i giovani attori. Noi non anticipiamo il finale. Diciamo solo che nello spettacolo a vincere è la speranza. Finale propositivo ed educativo nell’auspicio che la speranza possa vincere sulla rassegnazione anche nella vita di tutti i giorni. MARIO CARDONE