A cura della Redazione
Le organizzazioni sindacali di base Cisl, Uil ed Unsa degli Scavi di Pompei hanno tenuto l’assemblea dei i lavoratori dei siti archeologici vesuviani (nella maggior parte custodi) nell’Auditorium di Pompei, obbligando la Direzione locale a ritardare l’apertura degli scavi di due ore. “E’ un grave danno per il settore - hanno protestato gli operatori turistici locali -. Le comitive in viaggio organizzato arrivano a Pompei con i minuti contati. Ritardare l’apertura di due ore significa privarli della visita degli Scavi. Iniziativa - hanno concluso commercianti, albergatori e guide turistiche - che non può portare che danni all’immagine di Pompei, già compromessa per la grave crisi della spazzatura che regna a Napoli e in altri comuni del suo hinterland”. Ma quale è il motivo della protesta? Nelle assemblee si stanno affrontando problematiche che riguardano l’organizzazione del lavoro e la messa in sicurezza dell’area archeologica, con interventi che servono alla conservazione del patrimonio archeologico ed alla sicurezza sul lavoro. “Il Soprintendente Teresa Cinquantaquattro è stato sollecitato più volte ad aprire un tavolo di trattativa sia sulla sicurezza che sull’organizzazione del lavoro - hanno fatto sapere in un comunicato Antonio Pepe per la Cisl, Maria Rosa Rosa per la Uil e Giuseppe Visciano per Unsa -. Ma lei rimanda da mesi il confronto, mantenendo un comportamento antisindacale”. I sindacati organizzatori della protesta hanno rinnovato l’appello al ministro Giancarlo Galan, che aveva promesso misure straordinarie per Pompei nella conferenza stampa del 12 aprile scorso. Nuove assunzioni di personale scientifico e di custodi, squadre di tecnici inviate da Roma per monitorare l’area archeologica, finanziamenti regionali ed europei per la messa in sicurezza del sito. Chi li ha visti? Se, però, vogliamo dire la verità fino in fondo, la protesta (messa in atto con uno strumento illegittimo quale l’assemblea sindacale) è stata posta in essere contro la persona del soprintendente Sanp, Teresa Cinquantaquattro, che ha dato prova dall’inizio del suo impegno di non dare a Pompei ed agli altri siti archeologici vesuviani tutta l’attenzione che meritano. MARIO CARDONE