A cura della Redazione
Il primo ad alzare la voce sull’iniziativa del Comune di Pompei di istituire la tassa d´ingresso per i bus turistici, è stato, come al solito, l’arcivescovo Carlo Liberati. L’alto prelato non si è lasciato scappare l’occasione di proporsi all’opinione pubblica come vittima di un’amministrazione ostile, che non perde occasione per approfittare dei pellegrini indigenti che arrivano in comitiva a Pompei. L’accusa è di aver imposto una tassa iniqua. Il prelato non vuole ammettere che quei soldini (si parla di un milione di euro) servono alla comunità per migliorare l’accoglienza, a cominciare dalle strade che sono piene di buche. Sono aspre, dunque, le polemiche contro la tassa introdotta dal sindaco D’Alessio e dalla sua giunta. Critiche mosse anche dai rappresentanti delle varie associazioni di operatori turistici per il motivo che l’amministrazione non ha sentito il dovere di convocarle prima d’impartire una disposizione così importante per il futuro del turismo (archeologico e religioso) a Pompei. Come è stato già comunicato da televisioni e giornali, il sindaco D’Alessio ha dato mandato ai dirigenti dei settori Finanziario, di Polizia Municipale e Tecnico di redigere un regolamento per l’istituzione di una ZTL (zone a traffico limitato) provvista di check points per la circolazione degli autobus, subordinandone l’accesso e la circolazione al pagamento di un pedaggio che dovrebbe essere fissato intorno ai 50 euro. Ora, D’Alessio deve affrontare una valanga di quesiti e di eccezioni. Arriva notizia che ha già costituito una task-force con i dirigenti del Comune, tutti di fresca nomina e motivati, per dare risposte programmatiche ed operative. Al più presto dovrà aprire un tavolo con i rappresentanti dei commercianti e degli albergatori, ognuno dei quali è proteso a difendere il suo pezzetto di territorio contro una situazione che potrebbe modificare lo status quo, vale a dire le regole della concorrenza che valgono a Pompei. MARIO CARDONE