A cura della Redazione
La Superplastic ha difeso, nel corso di una conferenza stampa, la sua immagine di azienda moderna che si é imposta sul mercato degli imballaggi di plastica, relazionandosi alle maggiori banche nazionali ed alla più rinomata clientela che da 30 anni si rifornisce dei loro prodotti. Ha contestato con decisione le notizie di abusivismo diffuse dalla stampa. “Se saremo chiamati a rispondere faremo vedere le carte”. Affermano i responsabili, spiegando che non risulta alcuna procedura legale a carico. Hanno spiegato di non aver ricevuto nessuna comunicazione sugli esiti dei sopralluoghi effettuati nella fabbrica dai tecnici del Comune in merito alla delibera di variante al piano regolatore, che serve alla ristrutturazione dell´azienda. Hanno appreso, in via informale, di presunte cubature non autorizzate che sarebbero venute fuori nel corso dei sopralluoghi tecnici, preliminari alla delibera consiliare del piano regolatore. “A che cosa si punta? - è la loro conclusione -. Vogliono costringerci a chiudere?”. E’ la battuta dell’imprenditore Carmine Schettino, che si è lamentato per i problemi avuti con le organizzazioni sindacali allarmate per la sorte dei trenta operai. Insieme a Carmine Schettino, erano presenti i figli Vincenzo e Giovanni, il legale di fiducia Angelo Segreto ed il sindacalista Filctam/Cgil Giovanni Berritto. La tesi dell’imprenditore della plastica pompeiana è di aver ricevuto, a norma di legge, l’autorizzazione a costruire nel 1978. Il diritto a ristrutturare la fabbrica è stato legittimato dalla conferenza dei servizi. “La delibera amministrativa di Pompei finalizzata alla ristrutturazione della fabbrica, a questo punto, é un atto dovuto, non un favore politico”. Chiarisce Schettino, aggiungendo che se la licenza non arriva in tempo utile i suoi legali chiederanno i danni al Comune. Secondo i responsabili Superplastic si è parlato a sproposito di una vicenda, partita con un mero errore di trascrizione dell’UTC del comune di Pompei, che avrebbe a suo tempo lasciato la dizione “agricola” per un’area autorizzata ad accogliere un insediamento industriale. L’intenzione di Schettino e figli è battersi fino in fondo per il riconoscimento a far crescere la sua azienda al fine di competere ad armi pari con la concorrenza, difendere il patrimonio di famiglia e tutelare il reddito di operai le cui famiglie progrediscono in sintonia con le prospettive economiche della fabbrica. MARIO CARDONE