A cura della Redazione
“Vergogna, vergogna”, sono le grida da parte di alcuni turisti che hanno accolto l’arrivo all’ingresso di piazza Anfiteatro degli scavi archeologici di Pompei del ministro alla cultura Bondi. La verità è che la gente è stanca di vedere persone portare alla distruzione l’enorme patrimonio culturale rappresentato dagli scavi archeologici di Pompei, Lo stesso Bondi nella precedenza conferenza stampa dimostrò di non sapere di che cosa si stesse parlando quando gli fu chiesto dal sottoscritto notizie sul finanziamento di 250 milioni di euro che sarebbe stato necessario per mettere in sicurezza gli scavi archeologici di Pompei. Ora finalmente Bondi ammette, in conferenza stampa, che ci vorrebbero fondi cospicui per il sito archeologico più famoso d’Europa. Prima di lui sono arrivati in sopralluogo il direttore del sito archeologico di Pompei, Antonio Varone, il direttore generale Stefano De Caro ed altri dirigenti Mibac. E’ arrivato anche il sindaco di Pompei D´Alessio che ha rilasciato una dura dichiarazione contro l’attuale gestione del parco archeologico ed il suo delegato Michele Genovese (consigliere Pdl). La dichiarazione di ieri di Roberto Cecchi, segretario generale del ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha confermato che il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile ad uno smottamento provocato del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni era completamente imbibito d´acqua. Solo per inciso si ricorda che tutto lo spazio d’interesse archeologico non ancora scavato (circa 22 ettari) è coltivato “a terrazza” da contadini che lo hanno in gestione. “Il crollo del tetto ha determinato la distruzione di parte delle murature, - ha dichiarato Cecchi -. Si è provveduto a chiudere al pubblico un breve tratto di via dell´Abbondanza in corrispondenza del crollo”. Si ripropone, a partire dal Presidente della Repubblica, il tema della tutela del patrimonio culturale e della necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere alla manutenzione ordinaria che non viene più fatta dal dopo guerra. La Schola è costituita da un unico locale rettangolare di circa metri 8x10 e alto 6 metri. Pare che il crollo abbia interessato le murature verticali ricostruite, mentre parrebbe essersi conservata la parte più bassa, per un´altezza di circa metri 1,50. Si tratterebbe della parte di parete che ospita le decorazioni affrescate, che quindi potrebbero essere recuperate. Abbiamo visto i nostri restauratori fare miracoli ma in questo caso dovranno avere una marcia in più. La Schola era stata bombardata durante la seconda guerra mondiale. Alla fine degli anni quaranta è stata restaurata e dotata di copertura. Ora è tornata peggio della fase post bombardamento. MARIO CARDONE