A cura della Redazione
E’ stata una brillante intuizione far partire con una conferenza stampa a Pompei l’edizione 2010 del premio vinicolo “Amodio Pesce” (bianco, rosso, rosato e riserva) che si terrà ad Ottaviano il prossimo fine settimana. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Strada del Vino del Vesuvio e dei prodotti tipici vesuviani. Con il nome di Pompei, nell’antichità, si intendeva la quasi totalità del vino che si produceva lungo i fianchi del Vesuvio. I produttori del Lacrima Christi hannno preso parte a "Vesuvinum", e presentato le proprie bottiglie d’annata nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Palazzo de Fusco martedì scorso. Nell’antichità Pompei non era una città di grande prestigio. E’ diventata famosa nell’epoca moderna per la tragedia immane della sua distruzione che è stata anche causa della sua eccezionale conservazione nel tempo, caso unico in archeologia di una città rimasta intatta nelle viscere della terra nel corso dei secoli. Un prodotto delle antiche aziende agricole: il vino, però, ha fatto circolare il nome del centro vesuviano, caro al culto di Venere e di Bacco, per l’universo mediterraneo attraversato in tutte le direzioni da rotte commerciali che collegavano mercati di consumo a quello di produzione. I pompeiani incidevano sui dolia il nome della loro città ed i contenitori con l’antica indicazione di provenienza, che ha anticipato l’uso attuale del marchio di origine controllata. Dolia incisi col nome di Pompei sono stati trovati in Egitto come nelle colonie greche e fenicie, nelle provincie italiche e del medio oriente. L’enorme quantità di vino che Pompei commerciava non era prodotto esclusivamente dentro le mura della città ma nella maggior parte dei casi esso era frutto della produzione delle fattorie (tra le quali c’ è quella scavata presso l’Antiquarium nel comune di Boscoreale). Ritornando a Pompei, i paesi produttori del Lacrima Christi e degli altri vini vesuviani si riappropriano di un’origine che fa parte della loro storia. Importante, inoltre, sul piano commerciale, è il superamento bipartizan delle invidie campanilistiche (manifestate in qualche recente occasione) perché solo una politica territoriale concordata per l’offerta di prodotti e servizi complementari è l’arma vincente per battere la concorrenza. MARIO CARDONE