A cura della Redazione
C’é un cantiere aperto con i ponteggi attorno allo stabile dell’Hotel del Rosario in via Roma. Si trova in pieno centro della Pompei moderna. Quanto tempo durerà questa storia che certamente non favorisce l’immagine ed il turismo della città? I diretti interessati evitano di rilasciare dichiarazioni sull’argomento. Solo l’arcivescovo Liberati, nel corso di un recente convegno si è sfogato. Poche parole ma efficaci: “Ho avuto a che fare con un nido di vipere”. A chi si riferiva? Non è dato saperlo. E’ certo, comunque, che negli ultimi tempi i rapporti tra Palazzo de Fusco ed il Vertice della Chiesa di Pompei non sono tra i migliori. Si sa inoltra che per quanto riguarda l’affidamento della gestione dell’Hotel del Rosario (rimasto per vent’anni chiuso dopo la disastrosa gestione Vilni) c’è più di una causa in corso. Esse da un lato vedono come attori la Chiesa di Pompei ed i privati che sono subentrati nella società di gestione dell’albergo, che prevede a regime almeno duecento posti letto. Il primo è stato Tedesco (un imprenditore turistico locale) ad avere il possesso delle quote di maggioranza. Dall’altro pare che lo stesso abbia avviato a sua volta una causa civile contro la società salernitana che ha acquistato le sue quote. I rapporti tra l’arcivescovo Liberati ed i privati interessati al business sono partiti male perché già dalla stipula del contratto è nata la prima controversia relativa dell’apertura di un varco per l’albergo all’interno della cinta della cittadella mariana, nei pressi dell’area meeting e del parcheggio. Rapporti man mano peggiorati fin a quando nella società di gestione non è entrato il secondo imprenditore locale. La Chiesa nella disputa lamenta di essere stata avvertita in ritardo delle cessioni di quote nella società di gestione dell’albergo ed ha fatto sapere (a termine di contratto) di non gradirli. Dal lato opposto è stato fatto notare che il cantiere di restauro dello stabile (che ha quasi un secolo di vita) era già partito quando le contestazioni sono state formulate. Il risultato è che l’apertura dell’albergo a quattro stelle (con il progetto di ristrutturazione doveva esserne abbassato il rango originario che era di classe superiore) resta una chimera. Con il suo fallimento vanno in soffitto le speranze di tanti giovani pompeiani che potevano trovare, se fosse stato rilanciato, un posto di lavoro. Invece resta nel centro di Pompei il rudere dalla palazzina con gli elementi di cantiere tutt’intorno ed i ponteggi installati. Per quanti anni ancora? A questo punto niente più è prevedibile. MARIO CARDONE