A cura della Redazione
Gli Scavi di Pompei non cessano mai di sorprendere, presentando alla pubblica ammirazione sempre nuovi tesori. Recentemente, a seguito della caduta di un muro nei pressi della Casa dei Casti Amanti (che è in attesa di essere ricollocato sul sito originario) è stato necessario scavare al confine del quartiere che contiene alcune case ed opifici. Dallo scavo è venuto fuori un peristilio formato da diverse colonne in marmo sul (falso) stile dorico. Si tratta presumibilmente delle colonne del giardino posteriore di una villa che si estende oltre il recinto entro cui è stato limitato lo scavo seguito dall’archeologo Antonio Varone. Il ritrovamento rappresenta un’ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che il parco archeologico di Pompei non è solo importante per i monumenti che sono fruibili ma ancora di più per quelli che giacciono nel sottosuolo ed aspettano solo di essere portati alla luce, perché sotto la città coperta dalle ceneri e dai lapilli nel 79 dopo Cristo ci sono i resti degli insediamenti precedenti. Essi descrivono la storia della fondazione di Pompei, costruita presso la foce del fiume Sarno. Fino ad ora ne è stata dimostrata l’origine sannita ma successivamente sono state ritrovate più in profondità anche tracce inconfondibili di insediamenti neolitici che arrivano fino a quattromila anni prima. Altro particolare significativo scavato all’interno dell’insula, su cui insiste il cantiere coordinato dall’architetto Emma Pirozzi, che è stato aperto eccezionalmente per San Valentino, limitatamente ad numero di coppie amanti dell’arte, sono i resti di una casa successiva all’eruzione, a dimostrazione che le popolazioni superstiti della zona ritornarono a costruire case sul suolo di Pompei, successivamente, forse poi, a causa di altre scosse di terremoto, si allontanarono definitivamente dal posto, lasciandolo nell’oblio fino alla scoperta di due secoli fa. MARIO CARDONE