A cura della Redazione
Altro che casa. Il cantiere dei “Casti Amanti” ha portato alla luce un intero quartiere dell’antica Pompei. Gli archeologi chiamano insula il complesso che oltre alla casa patrizia, a cui ha dato il nome Varone dal casto bacio che si scambiano due amanti nell’affresco della domus. Ben altra cosa delle pratiche sessuali tramandate dalle mura antiche di Pompei. “La formula (della visita) è piaciuta, abbiamo raccolto molti commenti entusiastici e tutti visitatori si sono mostrati interessati e coinvolti, rivolgendo tante domande agli archeologi che li hanno accompagnati” E’ stato questo il commento del commissario straordinario Marcello Fiori, che per l’occasione ha indossato i panni di cicerone, insieme al direttore del sito Antonio Varone ed all’architetto Emma Pirozzi. “Un modo nuovo di visitare Pompei che abbina la conservazione e la tutela alla fruizione culturale´´ – ha aggiunto. Il grande successo agli Scavi di Pompei per l’iniziativa “A San Valentino, innamorati dell’arte”, organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha portato 80 coppie all’interno del sito sul cantiere dei “Casti amanti” aperto per la prima volta dal 1987 (anno in cui sono iniziati i lavori di scavo), assistendo in diretta al lavoro di ricerca degli archeologi. ´´Per noi è stato un test – ha continuato Fiori –. Prevediamo di aprire stabilmente il cantiere a marzo”. I turisti arrivati a Pompei hanno attraversato il cantiere su un sistema di passerelle osservando dall’alto gli edifici portati alla luce: oltre alle case l’antico panificio annesso alla domus insieme alla sala ristorazione ed al forno a legna. All’ interno dell´insula-quartiere un’altra casa “ Dei Pittori al lavoro” ha reso possibile apprendere le fasi di elaborazione degli affreschi delle pareti. Nella stalla sono visibili gli scheletri di animali mentre è stato ricostruito il giardino della casa con l’incannucciata e le medesime piante originarie. I visitatori hanno potuto apprendere dai monitor posizionati all’interno del cantiere la storia dello scavo dalla scoperta al completamento, cui ha dato notevole apporto l’attuale direttore del sito Antonio Varone, che si è divertito a raccontare ai presenti aneddoti di scavo, considerazioni di ricerca e supposizioni approfondire. Ha parlato del modo di lavorare il pane, del sistema di fogne utilizzato per finire alla lingua parlata che si evince dai graffiti. Un cantiere di Scavo aperto è come un laboratorio di ricerca. Ogni giorno offre l’emozione di una nuova scoperta. Un’esperienza che vale la pena di ripetere, che si consiglia a tutti quanti avranno in seguito la possibilità di venire a Pompei. L’iniziativa va ascritta a merito del Commissario straordinario Marcello Fiori. E’ possibile, come hanno osservato alcuni, che la formula del cantiere aperto era stata proposta da tempo ma è stata realizzata solo con la sua gestione. MARIO CARDONE