A cura della Redazione
Quindici sole pratiche licenziate per il condono edilizio su quattromila e trecento dossier che giacciono negli archivi dell’ufficio tecnico del Comune di Pompei. Il dato la dice lunga sul passo da tartaruga con il quale si muovono le pratiche di condono a Pompei. Lentezza che in questo caso, è bene dirlo, non è imputabile alla società Rina Industry, che ha avuto in appalto l’istruttoria preliminare delle pratiche. Né alla burocrazia comunale. Ha voluto chiarirlo, dati alla mano, l’ingegnere Nunziata, responsabile per l’Ufficio Tecnico, oltre che professionista alla presidenza della Commissione Ambientale (presto dovrà lasciare uno dei due incarichi per incompatibilità tra loro). Nunziata ha di fatto dimostrato che la società genovese ha proceduto all’istruttoria della totalità delle domande di condono presentate. E’ altresì vero che per buona parte delle stesse è stata spedita una raccomandata ai titolari delle istanze con la richiesta di presentare altra documentazione integrativa a sostegno (sia da parte della Rina che dalla Commissione Ambientale). Al momento, circa seicento pratiche sono ferme a Napoli, negli uffici della Soprintendenza ambientale regionale, dove notoriamente non brillano per velocità. Nel nostro caso, però, siamo a seicento pratiche che sarebbero ferme nell’attesa di ulteriori chiarimenti preliminari. Alla fine che dire? A parte i soliti impedimenti burocratici, in questo caso i cittadini di Pompei, ex abusivi, a quanto pare non hanno nessuna fretta di mettersi in regola con la legge perché, dopo aver pagato una piccola percentuale per l’oblazione iniziale, hanno ottenuto la piena disponibilità dell’immobile. Per mettere le carte a posto e pagare al Comune di Pompei gli oneri di urbanizzazione c’è sempre tempo. Inoltre, per le case che saranno (o sono state) vendute l’onere del condono si trasferisce sul compratore insieme alla proprietà dell’immobile. Alcune società d’intermediazione immobiliare di Pompei hanno fatto sapere che le abitazioni condonate valgono di meno di quelle abusive perché c’è in più la spesa aggiuntiva del pagamento degli oneri di condono. Meglio per i proprietari vendere una casa con la veranda abusiva che con la veranda condonata. Alla fine di questo ragionamento risulta chiaro che la figura della Cenerentola compete al Comune di Pompei, che resta in attesa del comodo dei proprietari condonati dalla legge per chiudere l’iter della pratica con l’incasso dei diritti erariali, che darebbero benzina al bilancio comunale con il versamento di svariate centinaia di migliaia di euro. Ecco perché in questi giorni il sindaco D’Alessio si è rivolto direttamente alla sensibilità dei cittadini-contribuenti ex abusivi con un manifesto, con cui li ha invitati a collaborare. Ma se le cose stanno così, tutto fa pensare che loro continueranno a fare orecchie da mercanti. MARIO CARDONE