A cura della Redazione
Si è rotta, nella seconda fase del consiglio comunale di venerdì, la maggioranza del sindaco di Pompei Claudio D’Alessio. La frattura è nata sulla delibera del nuovo regolamento del consiglio comunale. C’è stato un muro contro muro. Il sindaco e dieci suoi consiglieri non hanno accolto alcune modifiche del gruppo consiliare “Unità e Impegno”, coordinato all’esterno da Carmine Lo Sapio. In quattro hanno lasciato l’aula senza spiegazioni. Si tratta di Alfredo Allaria ed Alfredo Benincasa (Impegno Democratico), e di Alberto Robetti e Giuseppe Del Regno (Unità Democratica). Si sono allontanati senza votare neanche le altre delibere. “Unità ed Impegno” è una vera e propria formazione politica pompeiana, collegata al vicesindaco Ferdinando Uliano, variegata sul piano dell’orientamento politico generale, perché alcuni aderenti hanno la tessera del Partito Democratico mentre altri "tifano" per il centrodestra. Alcuni mesi fa, al congresso del Pd, è stata in competizione con D’Alessio e il resto della maggioranza. "Unità e Impegno" ne è uscita battuta ma si è attestata come seconda forza. Chiusa la parentesi, pareva tornata l’unità invece c’era ancora fuoco sotto la cenere. L’incidente di venerdì obbliga ad un chiarimento interno mentre all’orizzonte si configurano nuovi scenari politici. Non a caso, il nocciolo duro del gruppo di maggioranza, ridotto ad undici, quindi ancora in grado di dettare legge, è stato immediatamente affiancato dai cinque consiglieri comunali dell’opposizione sulle restanti delibere (tutti regolamenti per migliorare il funzionamento della macchina amministrativa). Solo sui debiti fuori bilancio è stata mantenuto il dissenso. L’inciucio tra la maggioranza vicina a D’Alessio ed il manipolo di tre consiglieri Udc, capeggiato da Tortora, che in Consiglio ha dichiarato la piena legalità della maggioranza (contestandone però il profilo operativo) tende a rafforzarsi con il “trasferimento” di Amato La Mura e Antonio Palomba, in attesa del nullaosta di Sommese. Venerdì, i due consiglieri di maggioranza si sono avvicinati anche fisicamente ai nuovi colleghi di partito, prendendo posto nei loro stessi banchi. La loro sorte è di passare da fidanzati segreti a separati in casa, senza nemmeno la luna di miele? Sembrava proprio di sì, ma è arrivata inattesa l’iniziativa a sorpresa dei quattro dissidenti che ha aperto uno spiraglio alla loro storia. Probabilmente, si è trattato di una ripicca non preordinata su una materia secondaria. Deve essere prevalsa la pulsione competitiva. Ora l’iniziativa di protesta rischia di trasformarsi in un boomerang per i quattro dissenzienti che non sono in grado d’intaccare la solidità della maggioranza, mentre rischiano di perdere il posto nella stanza dei bottoni. In attesa ci sono i rivali dell’Udc che non aspettano altro. MARIO CARDONE