A cura della Redazione
Una brillante operazione dei carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata ha fatto cadere nella rete della giustizia Giuseppe Ranieri, affiliato al clan camorristico Pesacane, che opera nell’area boschese. Insieme a lui sono finiti in manette, per favoreggiamento, altri sei pregiudicati del Vesuviano, trovati tutti insieme a Ranieri all’interno dell’autocarrozzeria di proprietà di Ferdinando Cirillo, fratello di un consigliere comunale della maggioranza. Non è tutto. All’interno della casa dello stesso Cirillo, attigua all’autocarrozzeria, i solerti militari, nel corso della contestuale perquisizione, hanno trovato anfore, vasi e monili archeologici di dubbia provenienza. Andiamo con ordine. L’operazione degli uomini della Benemerita (compagnia di Torre Annunziata al comando del capitano Toti) era partita sulle tracce del Ranieri, classe 1967, residente a Boscotrecase, pregiudicato, latitante a seguito dell´ordine di carcerazione, emesso dalla Corte D´Appello di Napoli, del 12 gennaio 2010, in quanto lo stesso era stato condannato alla pena di anni 3, mesi 8 e giorni 13 di reclusione, per associazione mafiosa, in quanto riconosciuto affiliato al clan camorristico Pesacane, operante nell’area boschese. Lunedì 18 gennaio, intorno alle ore 19, i militari della Benemerita, con un blitz sono piombati nella carrozzeria del Cirillo, sita in località Tre Ponti a Pompei (una contrada limitrofa al boschese). L’operazione ha portato all’arresto di altri cinque pregiudicati (oltre a Ranieri). Si tratta di persone già note alle forze dell’ordine: Ferdinando Cirillo, classe 1960, carrozziere residente a Pompei; Luigi Tramparulo, classe 1974, residente a Boscoreale; Bartolomeo Somma, classe 1966, originario di Scafati; Francesco Severino, classe 1969, originario di Pompei; Santolo Martire, classe 1966, originario di Boscoreale. Dopo aver circondato l’autocarrozzeria del Cirillo, i militari hanno fatto irruzione all’interno trovando il Ranieri e gli altri sei delinquenti menzionati. Tutti arrestati, il criminale latitante, e gli altri compari per favoreggiamento personale. Ne è seguita la perquisizione della carrozzeria, luogo del nascondiglio, e dell’alloggio, attiguo all’esercizio commerciale, nel corso della quale i militari hanno rinvenuto una quindicina di reperti archeologici di epoca romana (vasi, anfore ed utensili domestici ed agricoli) tutti in ottimo stato di conservazione. Oggetti detenuti illecitamente in quanto avrebbero dovuto stare in un museo e non in una casa privata. Per cui è scattata immediatamente una denuncia nei confronti di da A. F., classe 1967, residente a Pompei (la moglie di Cirillo), denunciata a piede libero per possesso illecito di oggetti archeologici alla Procura di Torre Annunziata in concorso con il marito. Resta da chiarire la provenienza di questo materiale, presumibilmente scavato da tombaroli sulle numerose ville fuori dalla cinta di Pompei di cui è disseminato il territorio vesuviano. In ogni caso, non è la prima volta che nelle storie della camorra vesuviana saltano fuori reperti archeologici. Un motivo in più per tenere la guardia alta. Dopo le formalità di rito, identificazione e foto segnaletiche, il Ranieri è stato immediatamente tradotto presso il carcere di Poggioreale, mentre gli altri sei detenuti sono stati trattenuti nelle camere di sicurezza presso la Compagnia dei carabinieri oplontina. Tutti a disposizione dell’Autorità giudiziaria presso il Tribunale di Torre Annunziata. Ferdinando Cirillo, il carrozziere con precedenti penali, trovato anche (insieme alla moglie) nel possesso di reperti archeologici per cui dovrà rispondere al magistrato inquirente, è fratello di Carmine, che è stato eletto consigliere comunale nella lista autonoma “Popolari per Pompei” con 306 preferenze alle recenti elezioni di giugno, che lo hanno portato in Consiglio comunale, protagonista della maggioranza che sostiene l’amministrazione D’Alessio. MARIO CARDONE