A cura della Redazione
Ci risiamo. E’ attesa per i prossimi giorni la commissione d’accesso al Comune di Pompei. Il decreto è stato già firmato, sin dal 22 dicembre, dal ministro dell’interno Roberto Maroni. E’ rimasto fin’ora sulla scrivania del prefetto Alessandro Pansa, nell’attesa che fosse completata la rosa degli ispettori. Si dovrà chiarire se ci sono rapporti tra il primo cittadino di Pompei, Claudio D’Alessio, ed i suoi stretti collaboratori con la delinquenza organizzata del Vesuviano. L’interrogativo è insorto all’indomani del brillante successo elettorale (62% dei consensi). D’Alessio ha partecipato alla festa di nozze di una ragazza di Pompei. La remora è nel particolare che la sposina fa parte della famiglia Alfieri, tra i quali Carmine (ora collaboratore di giustizia) è stato un boss della criminalità organizzata. Motivo per cui quando i carabinieri hanno fatto irruzione nel Castello dei Principi di Lancillotto di Lauro hanno trovato esponenti di spicco dei clan locali tra gli invitati alla sfarzosa cerimonia, insieme al primo cittadino di Pompei. La notizia ha fatto subito il giro del palazzo mediatico fino alla trasmissione TV “Anno Zero”, dopo essere stata argomento per la penna di Roberto Saviano, che aveva menzionato il caso come ulteriore prova della frequentazione degli amministratori locali campani (di destra e di sinistra) con la criminalità organizzata. Probabilmente la sposina (che ha la fedina pulita) è solo una dei numerosi sostenitori del primo cittadino, che si è sentito in dovere di contraccambiare, senza vagliare prudentemente la linearità istituzionale delle sue uscite pubbliche e private. Sta di fatto che l’opposizione di destra ci ha messo poco a collegare “l’incidente” ad un avviso di garanzia di un giudizio che è ancora in corso (ma riguarda l’amministrazione precedente) e qualche altro nuovo neo per presentare in Senato l’interrogazione che altro non è se non una motivata richiesta al proprio ministro di commissariare l’amministrazione della città di Pompei per infiltrazione della camorra. Non sarebbe la prima volta. Se ci sono atti concreti che provano interessi criminali nella gestione della cosa pubblica è lavoro per gli ispettori che dovrebbero arrivare a Pompei in questa settimana a proseguire quanto già avviato da una precedente commissione, insediata qualche anno fa per gli stessi motivi (nella precedente fase amministrativa guidata dallo stesso sindaco). In quel caso ci furono per l’amministrazione D’Alessio diversi correttivi e richiami ma niente che facesse pensare che a Pompei la camorra vada a braccetto con i politici di maggioranza e/o i dirigenti comunali. Gli amministratori, da parte loro, si dicono sereni e fiduciosi. Al contrario, gli avversari e qualche falso amico si sfrega le mani pensando all’opportunità di tornare in campo. La curiosità della gente, a questo punto, è di sapere se ci sono nuovi elementi d’indagine, a parte quelli dell’interpellanza. MARIO CARDONE