A cura della Redazione
Riparte la protesta degli invalidi di Pompei sulla tutela della loro categoria, specie per quanto riguarda lo spostamento ed il diritto di sosta lungo il tracciato cittadino. Il problema della viabilità dei disabili a Pompei è diventato ancora più urgente (per la sosta agevolata degli autoveicoli che trasportano persone invalide) dal momento che ultimamente il personale di controllo della ditta concessionaria delle aree di parcheggio a pagamento ha cominciato a multare le automobili, con il contrassegno comunale di sosta, che parcheggiano nelle strisce blu. La lettera di Mario Veglia, rappresentante comprensoriale dei ciechi di Pompei, diretta al comandante di vigili urbani, Saverio Valio, riguarda in primis la sosta selvaggia sui marciapiedi di via Nolana (dove una timida iniziativa del sindaco D’Alessio si è arenata senza motivi comprensibili), via Ospizio, via Bartolo Longo. La nota dolente rappresentata da Veglia è l’insufficienza delle aree riservate ai disabili ma soprattutto l’utilizzo improprio da parte di utenti della strada che non hanno diritto alla sosta agevolata. Maggiore attenzione alle aree di sosta per i disabili è quanto si richiede agli uomini di Valio (recentemente rinnovato nell’incarico dal sindaco D’Alessio). Le strisce gialle che devono essere monitorate non sono solo quelle riservate ad utenze agevolate per motivi di servizio (polizia, alberghi, taxi, ecc.) ma anche quelle riservate alle fasce più deboli della cittadinanza, considerato anche che Pompei, per la sua funzione religiosa (Santuario della Vergine del Rosario) e culturale (Scavi di Pompei) ospita ogni giorno migliaia di pellegrini e turisti, tra i quali anche disabili provenienti da fuori. “Molti passi carrabili sono ostruiti da auto in sosta che non consentono il transito pedonale mentre alcune strisce pedonali di attraversamento, anche del centro città, sono occupate dalle auto in sosta”. Cita letteralmente la nota del presidente Veglia, che con molto garbo, ma con altrettanta fermezza chiede il rispetto di regole che sono un diritto (non un’elemosina) da parte dei più deboli. MARIO CARDONE