A cura della Redazione
Una delibera di indirizzo per fare uscire dalla zona rossa la città di Pompei (o almeno le sue contrade più lontanE dal vulcano), è stata oggi all’ordine del giorno della conferenza dei capogruppo. L’obiettivo era di portarla nella prossima seduta del Consiglio comunale ma nella riunione è emerso qualche problema interno per cui l’atto è tornato all’Ufficio Tecnico per la rielaborazione del testo. Nella sostanza, l’iniziativa deliberante in materia urbanistica, che pare sia stata ispirata dal presidente provvisorio del consiglio comunale, Ciro Serrapica (Pd), punta ad aprire un tavolo di concertazione con la Regione Campania per eliminare in tutto o in parte il divieto di nuove costruzioni per civili abitazioni a Pompei. Si intende in questo modo rilanciare da una parte l’occupazione nel settore edile, che al momento langue, dall’altra valorizzare i suoli privati. Inutile dire che l’area che appare oggettivamente avvantaggiata dalla revisione del progetto d’indirizzo regionale è quella a sud del fiume Sarno, che è la più distante dal cratere del Vulcano, in ogni caso si trova più distante di altri comuni limitrofi, che al contrario di Pompei sono stati esclusi dal divieto di costruzione. Naturalmente, i politici provenienti da diverse zone della città difendono gli interessi che rappresentano. Da questo assunto nasce la difficoltà di concordare un testo di delibera che vada bene a tutti perché, come si dice, l’appetito vien mangiando. Nessun esponente della maggioranza (e della minoranza, dal momento che l’iniziativa nasce su base unitaria) vuol lasciare fuori il proprio territorio. Ecco il motivo per cui il documento va "avanti e indietro" dalla sede dell’UTC a Palazzo De Fusco. Al momento non si sa se si farà in tempo per presentarla per la prossima assise comunale. Vale la pena di aggiungere che per tutta la fase di preparazione molti sono stati gli argomenti a sostegno di interessi patrimoniali di valorizzazione dei suoli (anche se al momento molti di essi sono ad indirizzo agricolo) mentre non risulta ancora nessun intervento mosso a tutela delle vite delle persone, che potrebbero bene o male essere messe in pericolo con l’allentamento del vincolo prudenziale (giusto o sbagliato che sia) per una città che ha una rinomanza internazionale che poggia su una tragedia immane causata dall’eruzione del Vesuvio di duemila anni fa. MARIO CARDONE