A cura della Redazione
Presentazione dell’opera editoriale “Le parole di una vita. Gli scritti giornalistici di Gian Carlo Siani” martedì 5 maggio nella sala consiliare di palazzo De Fusco. Saluti del primo cittadino Claudio D’Alessio ed interventi di due formidabili oratori: Aldo Masullo e don Tonino Palese. Ognuno dei due, secondo le proprie corde, ha tracciato le linee portanti del contributo civile del giovane cronista napoletano, morto per mano di camorra per aver fatto bene il suo mestiere “aver visto ciò che era sfuggito agli occhi degli altri”. Vale la considerazione del fratello del giornalista scomparso: “E’ la prima volta, dopo il discorso di Sergio Zavoli (allora direttore del Mattino) che sento parole così belle nei confronti di mio fratello”. Ha detto emozionato il medico Paolo Siani rivolto al filosofo Aldo Masullo, che ha celebrato la qualità e la moralità del giovane giornalista senza tutela, che ha definito “borghese di penna”, in linea la singolare tradizione meridionale di avere una classe media fatta solo di intellettuali. Argomento che nel processo storico ha dato spazio alla crescita della camorra Spa (come l’ha definita Tonino Scala) che proprio ai tempi di Siani decollava dal business delle sigarette (negli anni 70 a Torre Annunziata primeggiava il clan Gionta) al traffico della droga che costituiva i capitali per il controllo del tessuto economico e la collusione con il ceto politico. “La camorra è lo sviluppo tardo feudale della protezione”. Ha commentato Masullo, richiamando come alle elezioni la gente sceglie i rappresentanti sulla base dei favori che può ricevere, anziché sulle aspettative politiche. “Ci sono tanti vivi che profumano di morte e tanti morti che profumano di vita”. E’ stata la conclusione di don Tonino Palmese sull’esempio di Gian Carlo Siani un giovane cronista che ha saputo trovare il modo di rimanere vivo nella coscienza della gente con la sua testimonianza civile, che gli è costata il prezzo amaro della sua giovane vita. MARIO CARDONE