A cura della Redazione
Alle prime ore dell’alba è stato appiccato il fuoco alla sede elettorale della contrada di Messigno del candidato a sindaco per il centrodestra Michele Genovese. A spegnere l’incendio è stato il proprietario dello stabile che abita di fronte. Successivamente, nel corso della mattinata, sono accorsi sul posto i Vigili Urbani e la Polizia di Stato. Sono intervenuti gli uomini della Scientifica per accertare la natura dolosa dell’incendio. “E’ chiaro, a questo punto, che noi tutti dobbiamo abbassare i toni dello scontro – è il commento a caldo del neurochirurgo, accorso sul posto insieme ad alcuni collaboratori più stretti. – Non so chi abbia potuto compiere il vile gesto criminale – ha proseguito – è un dato di fatto, però, che sono l’unico candidato a sindaco ad aver subito queste violenze – se si colpisce proprio me qualche cosa deve pur significare – ha tenuto a precisare – evidentemente a qualcheduno è dispiaciuta la mia discesa in campo, considerato che sono stato sempre estraneo al mondo della politica”. Genovese ha raccontato che il giorno precedente aveva subito altre azioni di violenza: il taglio dello striscione elettorale e di tutti i manifesti in contrada Mariconda. Inoltre, episodio più inquietante, le minacce di violenza al suo segretario fuori la sede del comitato elettorale del centro storico di Pompei. L’uomo si era presentato con moglie e tre figlioletti e pare che tra le minacce abbia fatto intravedere un’arma. Si tratta di un attacchino che aveva operato una sola volta per Genovese. Non confermato in seguito perché non andava d’accordo con il resto della squadra. Il candidato a sindaco della Pdl aveva già preso appuntamento con il comandante della caserma dei carabinieri. La mattina dell’incendio doveva denunciare i precedenti episodi. Ora l’incendio del comitato elettorale apre uno scenario più preoccupante. Resta alle forze dell’ordine chiarire se gli episodi di violenza al professionista prestato alla politica hanno un’unica regia intimidatoria o sono semplicemente atti isolati di teppismo. Sulla zona di Messigno c’è un impianto di video sorveglianza che potrebbe aiutare le indagini. Restano alla fine due ordini di considerazioni. La prima è che il teatro politico di Pompei non ha mai registrato episodi di violenza come l’incendio di una sede elettorale. Veleni, missive anonime, delazioni, calunnie, manifesti falsi ci sono stati. A profusione. Violenza fisica mai. L’altra considerazione, che avevamo anticipato da qualche giorno, è l’eccessiva “aggressività” della campagna dei manifesti elettorali. I candidati spendono nel settore una quantità esagerata di quattrini (che forse farebbero meglio a devolvere ai terremotati dell’Abruzzo). Il rimprovero era in precedenza limitato all’impatto ambientale contro l’immagine turistica della città. Ora bisogna condannare la forma talvolta violenta della gara a spadroneggiare sugli spazi comunali. Non è da escludere che la quantità enorme di soldi messi in circolazione nella campagna elettorale abbia attirato l’interesse di alcuni ambienti criminali. Nel frattempo, arriva il comunicato del sindaco Claudio D´Alessio che stigmatizza gli episodi incresciosi verificatisi ai danni di Michele Genovese. “Rimango disgustato innanzi ad azioni simili – afferma Claudio D’Alessio –. Esprimo la mia sincera solidarietà al candidato Michele Genovese. Auspico che il prima possibile si possano identificare gli autori di questo aberrante atto e che la giustizia possa fare il suo corso, ma ancor prima spero, e ne sono certo, nella condanna unanime da parte della comunità pompeiana”. Il sindaco Claudio D’Alessio ha raggiunto telefonicamente il candidato Michele Genovese per esprimergli personalmente la sua vicinanza e rammarico. MARIO CARDONE