A cura della Redazione
“Resca parla a vanvera. La crisi dei Musei è figlia delle scelte di questo Governo”. La reazione dura delle organizzazioni sindacali contro le dichiarazioni del consigliere (prossimo direttore generale Mibac) del ministro dei Beni culturali era già nell’aria. Non si è fatta aspettare. Nel caso specifico, a parlare è stato il segretario generale Uil Gianfranco Cerasoli, ma è accertato che molte cose dette da lui sono condivise dalla stragrande maggioranza dagli operatori e dei funzionari del Mibac. Il segretario UIL ha tenuto a precisare che la previsione che nei musei e nelle aree archeologiche ci sarebbe stata la diminuzione di visitatori, lui lo aveva previsto già dal mese di luglio. Allora propose di realizzare a costo zero aperture straordinarie dei siti archeologici campani per rilanciare l’immagine di Napoli (e Pompei) nel mondo, dopo l’effetto spazzatura. In un comunicato di ieri, il sindacato Uil ha spiegato che la flessione del numero di visitatori del primo trimestre 2009 è dovuta alla crisi economica. Le persone pensano prima ai beni di prima necessità, poi alle gite culturali. Cerasoli ha ribadito la sua proposta promozionale, finora inascoltata, al ministro Bondi: ingresso gratuito nel primo quadrimestre negli Scavi archeologici di Pompei ed in tutti gli altri musei di competenza statale. A questa iniziativa si deve aggiungere le aperture serali e notturne dei siti d’arte e di cultura. “Il dottor Resca deve fare la cortesia di evitare di parlare a vanvera – ha precisato Cerasoli -. I nostri musei e aree archeologiche (come quella di Pompei) non chiudono alle 16, ma alle 19 tutti i giorni. Grazie ad un accordo sindacale – ha proseguito Cerasoli - saranno aperti anche per il prossimo 1 maggio, nonostante la spaventosa carenza di personale di sorveglianza (da tempo non si fanno concorsi per nuove assunzioni nel Mibac)”. Cerasoli ha anche ribadito un concetto condiviso da molti colleghi, vale a dire che i commissariamenti di Pompei e di Roma sono solo una operazione mediatica, che non hanno portato un solo centesimo in più nelle casse delle Soprintendenze archeologiche. MARIO CARDONE