A cura della Redazione
Sta per chiudere nel silenzio più assoluto delle istituzioni e della società civile il museo Vesuviano di Pompei, intestato al suo fondatore Giovan Battista Alfano. Si tratta di una minuziosa collezione di campioni di rocce vulcaniche. Pezzi di lava oltre a cristalli di altra natura. Il museo Vesuviano custodisce inoltre guaches, stampe e fotografie antiche oltre ad una vasta bibliografia scientifica sulle attività del Vesuvio. E’ un’istituzione unica nel suo genere, dovuta all’iniziativa preziosa di un prete scienziato, che operò a Pompei all’inizio del ventesimo secolo: Monsignor Giovan Battista Alfano, che fu allievo di Giuseppe Mercalli. Alfano diresse l’osservatorio Geodinamico “Pio X”. Inaugurò il Museo nel 1911 nell’Ospizio educativo “Bartolo Longo” (nella foto). L’iniziativa museale è stato il risultato finale di un profondo fervore scientifico nato a Pompei sulle attività vulcaniche del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Iniziativa che produsse la costruzione di strumenti metereologici e sismici insieme alla pubblicazione della rivista “sismologia moderna”. L’inizio del ventesimo secolo fu un periodo di grande fervore dell’iniziativa sociale della chiesa a cui si accompagnò l’intuito di Bartolo Longo per fortunate imprese industriali (come la Tipografica Pompei, che stampava i maggiori quotidiani nazionali) e di ricerca scientifica di cui il lascito di Alfano era una memoria esemplare. Il museo Vesuviano ha un secolo di storia. Alcuni traslochi, momenti di popolarità seguiti da anni di abbandono. Il 13 dicembre del 1974 il Museo Vesuviano è pervenuto al secondo piano del “villino Bartolo Longo” (dov’è visitabile fino ad oggi). Il “villino” al primo piano ospita gli arredi, le memorie e le fotografie del Beato, fondatore morale della Pompei moderna. Il Museo Vesuviano, già trascurato negli ultimi anni, rappresenta l’ultimo tassello rimasto di un’iniziativa esemplare, che non si è più ripetuta negli anni successivi. Ora si pensa di chiuderlo definitivamente. La palazzina che lo ospita deve essere ristrutturata. Il Santuario di Pompei pare abbia deciso, di comune accordo con l’Azienda del Turismo di Pompei (Regione Campania) che lo ha gestito finora, di porre fine all’iniziativa culturale, che era basata su un contratto comodato gratuito per l’utilizzo dei locali. Si dice che la Chiesa ha intenzione di esporre al suo posto una vasta raccolta di oggetti e quadri ex voto. MARIO CARDONE