A cura della Redazione
L’arcivescovo-Prelato del Santuario di Pompei, Carlo Liberati, non si è lasciata sfuggire l’occasione della manifestazione d’inaugurazione di Pompei-Expo per bacchettare gli Enti locali, a partire dalla Regione Campania del Governatore Bassolino, per reclamare sul ritardo dell’apertura del museo archeologico di Pompei. “Ci sono 12 milioni di euro (già stanziati ndr.) che sono fermi. Aspettano solo di essere spesi – ha dichiarato l’Arcivescovo alla folla di gente, affluita nel padiglione fieristico di via Roma, in pieno centro cittadino – intanto il Vaticano, che ha autorizzato l’operazione aspetta di sapere quando saranno avviati i lavori nell’Istituto Sacro Cuore”. L’edificio era una volta la sede dell’ex orfanotrofio femminile di Pompei. Fu costruito per volontà del Beato Bartolo Longo. Attualmente si è ridotto ad uno stabile fatiscente che chiude Piazza Immacolata, nel centro storico della città moderna. E’ sito di rimpetto all’ingresso degli Scavi Archeologici (recentemente ristrutturato). Per un periodo ha dato ospitalità (dietro compenso) a servizi del Comune di Pompei: le scuole primarie della periferia e l’Ufficio tecnico del Comune. Successivamente l’Arcivescovo Liberati ne ha richiesto ed ottenuto la piena disponibilità dall’Ente locale. Lo ha quindi concesso in fitto, per un terzo dello spazio disponibile, alla “Clinica Maria Rosaria” (casa di cura privata) mentre gli altri due terzi dell’edificio è stato lasciato libero, sulla base della convenzione stipulata con la Regione Campania, basata su un progetto di spazio museale, che però tarda a decollare con l’apertura del cantiere di restauro dell’enorme edificio di proprietà della Chiesa. Liberati nel suo discorso ha fatto presente le iniziative di sviluppo economico avviate a favore della comunità pompeiana. “Questa sede – ha detto riferendosi alla struttura espositiva - che un tempo ospitava la Tipografica Pompei, che stampava i maggiori quotidiani italiani, l’ abbiamo restaurata con i soldi delle elemosine”. Ha spiegato ai presenti, elencando le tante iniziative realizzate o in corso di attuazione (le Case Operaie, il restauro del Santuario ecc.). “Se si aprisse il Museo – ha detto – insieme rilancio del Grand’Hotel del Rosario e dell’albergo che deve nascere nell’ex Seminario (entrambi edifici di proprietà della Chiesa che devono essere ristrutturati) si potrebbe dare lavoro almeno a cinquecento disoccupati – ha concluso – invece non si procede perché i politici non mantengono gli impegni”. MARIO CARDONE