A cura della Redazione

A seguito dell’omicidio del 32enne Alberto Benvenuto Musto, avvenuto in via Roma, il sindaco Giosuè Starita rivolge un appello alla città con una lunga lettera: «Date il vostro voto a chi combatterà la camorra».

Questa la riflessione del primo cittadino: «Nonostante il lavoro incessante delle forze dell’ordine e della magistratura nelle nostre strade si versa ancora sangue. L’omicidio di Alberto Benvenuto Musto avvenuto la notte di domenica scorsa ripropone con forza il problema sicurezza, e ricorda a tutti - a quelli che come me hanno governato la città, a quelli che ambiscono a governarla - che il grande argomento con cui confrontarsi, su cui dibattere, per cui progettare, è la camorra. Sconfitta certamente nella sua egemonia territoriale di alcuni anni fa, ha lasciato però delle scorie altamente tossiche. Allo strapotere passato si è sostituita una camorra scompaginata, e forse per questo ancora più pericolosa. Sono d’accordo con Don Tonino Palmese - continua il primo ciuttadino -, quando dichiara che “la bonifica cammina di pari passo al livello culturale, economico e civile”. E’ un dato certo: quello che occorre davvero è una rivolta culturale. La politica, o almeno una parte di essa, ha svolto il proprio ruolo, affiancando e sostenendo le attività delle forze dell’ordine e della magistratura, e non attribuendosi, per questo, i meriti».  

Starita poi attacca: «In queste ore si sta cercando di gettare discredito sull’operato dell’amministrazione uscente, facendo passare il messaggio che ‘nulla sarebbe stato fatto’. Niente di più falso - tuona il sindaco -. L’Amministrazione ha fatto della battaglia alla camorra la sua bandiera. Lo sgombero di palazzo Fienga, la roccaforte dei boss, è solo la punta dell’iceberg di quanto è stato fatto in questi anni. A volte con pubblica risonanza, molto più spesso in silenzio, pensando più  al fare e meno all’apparire. Tuttavia, quello che invece non si è riusciti a innescare è stato il processo di quello che don Tonino chiama “bonifica”: il livello di tolleranza da parte della società civile rispetto alla camorra e al suo agire è ancora troppo alto, e le varie attività antimafia messe in campo non sono riuscite a dare fuoco alle polveri di una serie e profonda rivoluzione culturale, di cui pure tanti si sono fatti promotori. La città non ha ancora maturato una solida coscienza anticamorra. Oggi, Torre Annunziata si trova a dover scegliere i nuovi componenti dell’assise cittadina. Il rinnovo del Consiglio comunale è un appuntamento importante. Oggi più che mai è necessario che la città sappia scegliere da che parte stare. I tanti progetti avviati e le tante risorse disponibili, richiedono che la guardia sia mantenuta alta, che il muro che abbiamo eretto contro le infiltrazioni camorristiche resti solido e forte. Nelle grandi e nelle piccole cose».

Ed ancora: «L’ Amministrazione che si appresta a terminare il suo mandato ha lavorato molto contro la camorra e il malaffare; lo ha fatto blindando gli appalti milionari, licenziando i dipendenti camorristi (che potevano essere licenziati prima di questa Amministrazione, ma erano saldi ai loro posti...), e collaborando a qualunque iniziativa della magistratura. Potenziando il welfare, quello sano, corretto, con regole certe e non meramente assistenziali, e cercando di creare un clima positivo per incoraggiare l’imprenditoria, che altrimenti da questa città sarebbe fuggita a gambe levate. Questo impegno anticamorra, su tutti i fronti, deve continuare. Non vedo, però, in tutti i programmi elettorali la stessa determinazione a combattere questo cancro. Qualche candidato, infatti, su questo argomento balbetta, cincischia, prende tempo e non assume atteggiamenti forti di condanna. Anzi, sembra quasi voler creare un alibi giustificatorio. Su questo non si deve transigere. Dalla piccola sopraffazione alla mega tangenti, il filo rosso che dovrà guidare l’Amministrazione che verrà dovrà essere la legalità».

Poi l'appello ai candidati: «Mi auguro una cosa semplice: che tutti i candidati sottoscrivano l’impegno che, qualora dovessero diventare imputati in procedimenti penali, se ne devono andare subito. Che non facessero, cioè, come i Cinquestelle con la sindaca Raggi, che cambiano il loro codice etico non tanto ad personam, quanto ad situazionem».

Infine: «Per concludere, voglio dire che i torresi, in fondo, lo sanno. Sanno chi è una persona perbene e chi non lo è. Sanno che le calunnie stanno a zero, e che sono i fatti a parlare. Sanno bene che dare il proprio voto a chi fa l’occhiolino alle famiglie non è una cosa buona. Che, al contrario, scegliere chi con certi affari e certe logiche non ha e non avrà mai niente da spartire, è cosa giusta».

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