A cura della Redazione

Vent'anni ci sono voluti, la la Giustizia ha fatto il suo corso. Salvatore, figlio di Matilde Sorrentino, ha ottenuto dalla Corte d'Appello di Napoli il riconoscimento della somma di 800mila euro (550mila più gli interessi maturati nel corso di oltre vent'anni) a titolo di risarcimento per le violenze subite. La notizia è riportata dall'edizione on line de "La Repubblica Napoli". Una storia, quella dello scandalo pedoflia nella scuola del rione Poverelli a Torre Annunziata, che ha rappresentato una delle pagine più buie della città oplontina. Soldi che dovrà elargire il Ministero dell'Istruzione, reo - come scrive su Facebook l'avvocato Elena Coccia che insieme al collega Marco Ferrara ha difeso Salvatore - di «non aver messo in atto tutto ciò che era nelle sue possibilità per proteggere quei bambini mentre erano a scuola. Sono felice, Salvatore e Giuseppe troveranno una strada, finalmente. E, chi lo sa, forse potranno almeno una volta tornare nella loro città».

Salvatore ora ha poco meno di 30 anni. Ne aveva solo 7 quando fu vittima degli abusi perpetrati dagli orchi nel lontano 1995. Non fu l'unico, purtroppo, a subirli. La madre, Matilde, denunciò l'accaduto e per questo fu freddata fuori l'uscio di casa il 26 marzo 2004, tredici anni fa. Un omicidio avvenuto proprio sotto gli occhi del bambino, che riconobbe il killer. Insieme al fratello Giuseppe, da allora, è costretto a spostarsi di volta in volta in qualche località sconosciuta. Avevano perso la madre e poi dovranno dire addio anche al padre, deceduto per un infarto. 

Ora arriva la sentenza della Corte d'Appello che "ripaga", almeno sul piano civilistico, queile sofferenze e quel «dirittto all'infanzia negato», come scrive la Corte.

Lo scorso anno, Matilde fu commemorata in una cerimonia che si svolse presso il monumento alle vittime innocenti di camorra di piazza Mons. Orlando, antistante la chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fatto erigere dall'Amministrazione comunale oplontina. Era il dodicesimo anniversario dell'assassinio della donna che, dal giorno della sua morte, è stata ribattezza "Mamma Coraggio". Vi presero parte, tra gli altri, i ragazzi della comunità-alloggio "Mamma Matilde" gestita dall'associazione salesiana "Piccoli Passi Grandi Sogni" di Don Antonio Carbone, intitolata proprio a Matilde.

In quella circostanza, Salvatore e suo fratello Giuseppe fecero pervenire al sacerdote una lettera: «Non vogliamo esporci più di tanto - scrissero -. Ringraziamo di cuore tutta l’associazione e tutti i ragazzi che ricordano il sacrificio che ha fatto nostra mamma. Sono 12 anni che non c'e più. Le hanno tolto la vita, l’essere una mamma che doveva vedere ancora il resto della vita. Non c'era quando sono nati i nipotini. Non c'era quando li abbiamo battezzati. Non c'e più. E noi ci siamo spenti con lei. Non sappiamo più cos’è ridere. Siamo rimasti soli, senza un lavoro, senza una casa, e in più dobbiamo nasconderci per paura. Così vincono loro. Vi ringraziamo di cuore». Parole che emozionano e allo stesso tempo testimoniano come non ci sia alcun "risarcimento" possibile per chi ha perso la sua mamma, soprattutto se questa ha dato la vita per proteggere innocenti bambini.

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